Optometria secondo le linee guida americane ed europee

Sopti

Contributo di Alberto De Lillo – socio SOPTI

In collaborazione con Società Optometrica Italiana SOPTI

Il 23 marzo scorso, Anto Rossetti ha tenuto a Bologna un corso di aggiornamento SOPTI, interessantissimo e, diciamo pure, fuori dalle righe.
Non ci siamo infatti solo soffermati sul ripasso di nozioni e metodiche optometriche, né si è parlato sterilmente di come lavorano gli optometristi in Germania, piuttosto che in UK o negli USA, ma si è fatto qualcosa di molto più nuovo e intelligente.
Il professor Rossetti ha fatto riferimento all’ECOO (European Council of Optometry and Optics), un’organizzazione europea di cui non si sente molto parlare, che però sta facendo tanto per la nostra categoria, cercando di creare un diploma europeo (European Diploma in Optometry) che consenta ad un professionista della visione di esercitare liberamente, ovunque in Europa.
L’ECOO, infatti, rappresenta gli interessi di ottici ed optometristi di 26 paesi. L’organizzazione ha lo scopo di promuovere la salute visiva ed uniformare gli standard clinici e didattici della pratica ottica ed optometrica in tutta Europa.
Rossetti ha fatto riferimento anche al Syllabus contenuto nell’“European Diploma in Optometry”, ossia l’elenco delle competenze che secondo l’ECOO un optometrista dovrebbe avere per poter svolgere la professione.
Colpisce l’attenzione il fatto che si presti attenzione non solo alla qualità della visione, ed alla qualità della visione binoculare, ma anche alla salute del paziente.
In quest’ambito, si è posta l’attenzione alla necessità di una stretta comunicazione tra le varie figure professionali che si occupano di salute visiva e all’importanza sociale dell’optometrista che svolge quotidianamente attività di screening visivo (sia chiaro, non diagnosi di patologie).
A questo punto, è arrivata la parte più interessante: come è possibile svolgere, nella pratica quotidiana, un controllo della vista da “optometrista europeo”.
La maggiore curiosità da me riscontrata è stata che l’analisi visiva dei 21 punti dell’OEP, nella sua rigidità protocollare americana, non è esaustiva nei confronti del Syllabus ed è dispersiva, oltre a richiedere troppo tempo; in generale il concentrarsi su sequenze di esame prefissate non è il fine dell’European Diploma in Optometry, mentre serve stabilire cosa si debba controllare per raggiungere il benessere visivo del paziente. Sta poi al professionista la decisione di quali siano i mezzi optometrici da utilizzare per raggiungere tale scopo.
E qui sono state risolutive l’esperienza ed il consiglio dell’insegnante.
Che altro dire, speriamo che si possa ripetere un simile corso, così che anche altri possano trarne le preziose conoscenze di cui ho fatto tesoro.