Ecco a voi… sua maestà il gatto!

Il felino è protagonista dell’arte da tempo immemorabile.

Lavorando da casa, sono spesso in compagnia della nostra gatta, Fiamma, arrivata in famiglia nel 2016. Mi osserva mentre lavoro, a volte salta sul tavolo per controllare cosa sto facendo, si avvicina per due coccole e poi sceglie una poltrona per appisolarsi.

I suoi comportamenti hanno per me un fascino particolare e destano spesso la mia curiosità. La mattina, poco prima che suoni la sveglia viene sul letto ed emette un miagolìo per avvertirmi che è quasi ora; poi, quando mi sveglio, lei aspetta che io mi alzi per venire in cucina con me e fare colazione; poi si infila dentro una piega del piumone del letto per nascondersi, oppure aspetta che io apra l’armadio per potersi intrufolare tra i vestiti.

Quando tutti i membri della famiglia vanno in bagno per lavarsi lei aspetta mia figlia Margherita, la sola che la faccia divertire lasciandola giocare con l’acqua del rubinetto. È anche impressionante come nel pomeriggio lei riconosca dal rumore dell’ascensore quando torna mia moglie, per aspettarla e chiedere la sua razione di cibo.

Insomma, una serie di comportamenti e abitudini che rendono il gatto un animale dotato di un suo fascino, un suo carisma e una sua propria personalità. L’indipendenza prima di tutto e coccole sì, ma solo quando lo decide lui.

Guai a prendere iniziative. Quanto mistero intorno a un gatto… Vi siete mai chiesti come era considerato nel passato il nostro amico felino? È forse l’animale più presente in letteratura. E secondo voi quante volte è stato immortalato un gatto in un dipinto?

Ve lo dico io: tantissime! Una prima testimonianza risale a ben settemila anni fa, quando un artista libico non identificato immortalò in un’incisione rupestre una zuffa tra felini.

Gli Egizi veneravano il gatto rendendolo protagonista assoluto delle loro pitture, sculture e leggende divine; i romani invece pensarono bene di utilizzarlo per scacciare i numerosi topi che infestavano la città. La sua abilità di cacciatore è invece celebrata in uno splendido mosaico ritrovato nella Casa del Fauno a Pompei, dove è stato rappresentato un giovane esemplare di soriano che cattura un uccello.

Nel Medioevo il gatto fu invece associato al demonio e alle streghe e venne pertanto bandito dall’arte. Sarà Leonardo da Vinci a riportarlo in luce, e lo definirà “un capolavoro” della natura, dedicandogli una serie di disegni dal vero. Da allora il gatto non ha più abbandonato la scena e ha definitivamente conquistato il cuore degli artisti: da Baudelaire a Hemingway, da Henri Matisse a Andy Warhol, a Picasso.

E per quanto riguarda i dipinti in particolare, è riuscito a diventare col tempo un personaggio assoluto. Vi racconto alcuni esempi, e per motivi di spazio pubblico solo un paio di immagini, invitandovi a cercare le altre in rete.

Un primo esempio è l’opera di Lorenzo Lotto, “Annunciazione di Recanati”, del 1534, che si trova al Museo Civico di Villa Colloredo Mels a Recanati. Del 1598 è l’opera di Federico Barocci, “Madonna della Gatta”, in mostra alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze. Mentre è del 1728 l’opera di Jean-Baptiste Siméon Chardin, “Gatto con un trancio di salmone, due sgombri, mortaio e pestello” esposto a Madrid al Museo Thyssen-Bornemisza. Nell’Ottocento il gatto entra ufficialmente nel mondo degli affetti: appare spesso in scene intime e familiari, gli Impressionisti come Renoir lo ritraggono tra le braccia di fanciulli e dame e Manet pone un gattino perfino sul letto della scandalosa Olympia.

Nel dipinto “Ragazza con gatto nero” (1885), Giovanni Boldini amplifica il fascino luminoso della sua modella attraverso il contrasto con il manto del felino utilizzando un brillante sfondo rosso, mentre gli occhi magnetici del gatto sembra che buchino la tela. Del 1928 è la famosa opera di Paul Klee, “Gatto e uccello”, realizzata a olio e inchiostro su garza, ed esposta al Museum of Modern Art di New York.

Protagonista dell’arte del XX secolo, Paul Klee sintetizza qui l’immagine di un felino fondendo in maniera meravigliosa la suggestione naturalistica con l’applicazione della teoria del colore. Una straordinaria ricerca cromatica e una rappresentazione astratta, tra disegno infantile e sogno, che rende unica quest’opera. Uno dei capolavori più famosi dedicati ai gatti è dovuto a Carl Kahler, pittore austriaco specializzato nel ritrarre cavalli.

Nella sua residenza di Buena Vista, in California, la signora Kate Birdsall Johnson ospitava 350 gatti, curati da un’apposita squadra di camerieri.
Sul finire dell’Ottocento contattò Carl Kahler, e gli commissionò di ritrarre i suoi 42 gatti preferiti, con un contratto di lavoro triennale. Kahler non aveva mai dipinto un gatto prima di allora, ma se la cavò a meraviglia.

In mezzo ai 42 gatti preferiti stava lo splendido Sultano. Il titolo dell’opera fu una pensata del marito di Kate, Mr Johnson, evidentemente estenuato dalla esasperata passione della moglie.

La signora Birdsall, alla morte, lasciò nel testamento 500 mila dollari ai suoi gatti per garantire loro cure perpetue e tutte le comodità.

Il quadro è stato venduto da Sotheby’s nel 2015 per 826 mila dollari.