Voglio tornare negli anni Novanta.

“Voglio tornare negli anni Novanta, la disco in bolla e la gente che salta, con il petrolio a 0.90… Vestiti come i Cartoons, piangendo per Sailor Moon”.

Sento mio figlio che canta questa canzone e mi rendo conto che gli anni Novanta non sono stati solo gli anni della mia spensieratezza, ma anche quel decennio che ha lasciato un segno importante nella storia e non solo in quella della moda.

Come tutte le mode e le tendenze che si presentano, anche gli anni Novanta sono destinati a riproporsi ciclicamente, per le tendenze moda, per lo stile di vita e forse addirittura per il nostro “modus vivendi” Giacca sporty, stivale con maxi platform, felpe e Levi’s 501 e occhiali fluo per essere icone alla stregua dei protagonisti della serie televisiva Beverly Hills 90210.

Cosa ricordiamo degli anni Novanta?

Il personal computer diventa accessibile nel prezzo, entra nelle case e si diffonde nel settore terziario, in Europa nascono i parchi di divertimento, cadono in disuso le macchine da scrivere, cantiamo tutti il Karaoke con Fiorello e seguiamo il Festivalbar.

La svolta epocale nel mondo dell’ottica

Negli anni Novanta nascono gli occhiali sportivi, non più destinati esclusivamente agli atleti professionisti, ma anche al grande pubblico di appassionati.

Ma la vera svolta è segnata dalla nascita degli occhiali griffati. Le top model diventano delle star e le case di moda includono nelle loro collezioni, oltre ai profumi e make up, gli occhiali. Gli occhiali diventano accessorio e non più una protesi: in uno schioccare di dita l’occhiale passa da montatura della mutua a status simbol.

Chiunque può sentirsi una star e sfoggiare un accessorio firmato: non tutti erano in grado di acquistare un completo di Chanel o un vestito da sera di Gucci, ma tutti erano in grado di comprarsi un paio di occhiali. Grazie al logo stampato a caratteri cubitali sull’asta e facilmente identificabile, si dichiarava l’appartenenza a un gruppo, con esibizione e ostentazione. La tendenza dell’epoca e per molti decenni è stata quella di esibire il logo prima del nostro stile, il logo prima di noi stessi. Esibire il logo per avere status, affidabilità e certezze invece di cercare il nostro essere. Il logo appariva su prodotti forgiati con materiali innovativi, come l’Optyl, creativi e originali.

Perché la griffe è tanto amata?

Acquistiamo prodotti griffati perché cerchiamo affidabilità: per sentirci sicuri di noi stessi o per essere certi di possedere un prodotto di qualità. Bellissima sensazione questa che dura fino a quando, leggendo la composizione della T-Shirt appena acquistata, si scopre che la composizione e l’origine della nostra tanto desiderato acquisto forse non sono proprio quella che ci si aspetta.

Molti di noi però, ottici o semplici consumatori, hanno una visione delle cose diversa: guardiamo all’apparenza ma anche alla sostanza: ci chiediamo dove sono prodotti gli occhiali che acquistiamo, (dove sono prodotti veramente) e se corrispondono agli standard qualitativi che noi richiediamo per i nostri clienti, consapevoli che molte volte il valore del logo che acquistiamo sono royalties e non creatività o manodopera.

Non ci basta più possedere e proporre ai nostri clienti occhiali senza prima conoscerne la vera filiera produttiva e il loro valore intrinseco.

Dobbiamo verificarne l’eticità, l’origine e riconoscerne l’originalità, rivendicandone la proprietà intellettuale. Poi potremo valutare se il logo ci rappresenta, se veramente ci dà il PLUS che cerchiamo, per stile, manifattura e identità.

E allora e solo allora, potremmo tranquillamente cantare: “voglio tornare negli anni Novanta”.

Arianna Foscarini

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