Glaucoma e patologie della superficie oculare: gli esperti si confrontano

Il ruolo che una superficie oculare compromessa può avere nella gestione clinica e terapeutica del glaucoma è stato il tema centrale del simposio promosso da Alcon “Glaucoma: don’t forget the ocular surface” in occasione del II Congresso Nazionale S.I.S.O. Società Italia di Scienze Oftalmologiche.

Luca Rossetti, Professore di Malattie dell’apparato visivo presso l’Ateneo degli Studi di Milano ASST Santi Paolo e Carlo; Matteo Sacchi, Responsabile Centro Glaucoma Ospedale San Giuseppe IRCCS Multimedica Milano e Antonio Di Zazzo, Professore di Malattie dell’apparato visivo presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma hanno fatto parte del panel di esperti che si sono confrontati su questo tema.

Esiste una correlazione tra la terapia topica del glaucoma, le patologie della superficie oculare e le modalità con cui la terapia con conservanti, in particolare il benzalconio cloruro (BAK), impatta sulla superficie oculare alterando il film lacrimale. “La terapia del glaucoma prevede l’uso di colliri con o senza conservanti” afferma Rossetti Il conservante più utilizzato è il benzalconio cloruro (BAK) che è stato dimostrato ormai in moltissimi studi, sia in vitro che in vivo, avere una correlazione con le malattie della superficie oculare a vari livelli, da un interessamento della congiuntiva con segni di allergia e tossicità, fino ad un interessamento anche importante della cornea”.

“Oggi sappiamo che possiamo ottenere grandi benefici dall’utilizzo di sostituti lacrimali con componenti che creano una matrice adatta nel preservare e ripristinare l’ecosistema della superficie oculare nella terapia topica del glaucoma. Pensiamo a colliri che contengono HP-Guar e HA che preservano i meccanismi parainfiammatori della superficie oculare sana, migliorando la qualità di vita dei pazienti” ha spiegato Di Zazzo. E Sacchi ha aggiunto “Ci sono ormai diversi studi che hanno confrontato l’efficacia ipotonizzante di diversi preparati, in particolare delle prostaglandine conservate vs non conservate” ha proseguito Sacchie non hanno assolutamente trovato delle differenze significative né cliniche né statistiche”.

Infine, Rossetti ha proposto alcune considerazioni in merito alla necessità di passare all’utilizzo del non conservato nel preservare la superficie oculare. “Le formulazioni senza conservanti sono disponibili per quasi tutti i farmaci per il glaucoma. Auspichiamo che il passaggio verso l’utilizzo di colliri senza conservanti sia molto rapido anche perché alcuni dei pazienti che stanno seguendo queste terapie saranno operati e, purtroppo, vediamo che coloro che hanno utilizzato prodotti con benzalconio cloruro per tanti anni hanno una congiuntiva che poco si presta ad essere trattata chirurgicamente. Questo ci porta a suggerire di accelerare questo passaggio per tutti i pazienti che fanno una terapia cronica”.