André Derain al Museo d’arte Mendrisio.
Dal 27 settembre sarà di scena al Museo d’arte Mendrisio la mostra intitolata “André Derain, spertimentatore controcorrente”, a cura di Simone Soldini, Francesco Poli e Barbara Paltenghi Malacrida.
André Derain è una delle grandi figure della rivoluzione artistica dell’inizio del XX secolo, sia pittorica sia scultorea, un’icona dell’arte del Novecento, amico di Picasso, Matisse, Braque, Giacometti. Forse sconosciuto alla maggior parte di voi, Derain è riuscito, con Henri Matisse e Pablo Picasso, a cambiare l’arte del Novecento. Derain è stato ispiratore di molte delle maggiori correnti della pittura moderna e contemporanea; è stato l’erede dell’Impressionismo, l’iniziatore della pittura Fauve e uno dei padri del Cubismo, nonché il precursore del Ritorno al Classicismo.
Grazie alla collaborazione degli Archivi André Derain e ai prestiti di alcuni prestigiosi musei francesi, il Museo d’arte Mendrisio organizza una vasta retrospettiva sull’opera di Derain: 70 dipinti, 30 opere su carta, 20 sculture, 25 progetti per costumi e scene teatrali, illustrazioni di libri e alcune ceramiche ripercorrono la creatività vulcanica e l’attività poliedrica di questo massimo protagonista dell’arte moderna.
A partire dalla metà degli anni Dieci, perseguendo una sua personale attitudine teorica e culturale, Derain sceglie una direzione di ricerca decisamente in controtendenza rispetto allo spirito avanguardistico che aveva caratterizzato la sua prima fase. È negli anni Venti e Trenta che raggiunge un grande successo internazionale, ma a causa di questo suo cambiamento di rotta, pur mantenendo una posizione di primissimo piano sulla scena artistica parigina, viene criticato dall’ambiente dell’avanguardia.
André Breton, che era suo grande ammiratore, lo accusa (al pari di Giorgio de Chirico) di aver esaurito la sua autentica vena creativa e di essersi rifugiato in una dimensione nostalgica della tradizione, inaridendo il suo incontestabile talento.
La sua ricerca è caratterizzata dalla singolare raffinatezza intellettuale dei suoi continui scarti stilistici e da un’ossessiva volontà di spingere la pratica pittorica sull’orlo dell’abisso del nulla, nell’ostinata e impossibile intenzione di arrivare a cogliere «il segreto delle cose» attraverso quella che lui definisce «archipeinture».
L’unico che forse ha compreso il senso autentico della sua arte è Alberto Giacometti, che diventa suo grande amico, dal 1936 in poi. Derain si isola sempre di più verso la fine della sua vita, e non basta una mostra postuma al Musée National d’Art Moderne di Parigi nel 1954 (anno della sua scomparsa) per riportare l’attenzione della critica dominante sulla sua opera, di cui è apprezzato solo il primo periodo avanguardista.
Per l’avvio di una vera rivalutazione dell’artista bisogna poi aspettare la grande retrospettiva al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (1994-95) intitolata significativamente “Le peintre du trouble moderne”.
La mostra organizzata dal Museo d’arte Mendrisio, nell’ambito della sua attività espositiva dedicata ai grandi maestri moderni, intende esplorare tutti i principali aspetti della ricerca di Derain, e in particolare a rivalorizzare le peculiari qualità della sua complessa e articolata produzione fra le due guerre e fino alla sua morte. Essendo appassionato di teatro, Derain collabora a molte importanti messe in scene di spettacoli e balletti.
Una sezione della mostra mette in luce questo aspetto meno noto ma molto rilevante dell’attività dell’Artista attraverso una selezione di disegni, bozzetti e documenti fotografici.
Un catalogo di circa 230 pagine, edito dal Museo d’arte Mendrisio, documenta con fotografie storiche e schede tutte le opere in mostra, introdotte dai contributi di studiosi e curatori e seguite dai consueti apparati riportanti una bibliografia scelta e una selezione delle esposizioni. Vengono inoltre pubblicati alcuni testi teorici esemplari dell’Artista, tradotti per la prima volta in italiano.
Per maggiori informazioni:
www.museo.mendrisio.ch