Assi e angoli oculari: è tempo di capire

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In collaborazione con Società Optometrica Italiana SOPTI

Adattamento da Ocular axes and angles: Time for better understanding
Pubblicato su Journal of Cataract & Refractive Surgery – Volume 42, Issue 3, Pages 351–352, March 2016
Sathish Srinivasan, FRCSEd, FRCOphth, FACS

Molte sono state le definizioni date agli assi oculari e le loro relazioni con il punto di fissazione. Alcune di queste definizioni sono teoriche, ma altre più pratiche sono di rilevanza per le misure ottiche in ambiente clinico. Con l’avvento di lenti intraoculari asferiche, multifocali e la chirurgia refrattiva, conoscere questi concetti assume importanza fondamentale per i clinici. La letteratura è disseminata di diverse definizioni riguardanti gli assi oculari e angoli, utilizzate in maniera incoerente e non adeguate ai sistemi ottici.
Nei sistemi ottici, gli elementi considerati hanno una rotazione simmetrica. Ogni superficie ha un centro di curvatura. Quando questi elementi sono all’interno di un sistema ottico, il centro di curvatura di entrambe le superfici, anteriore e posteriore, sono simmetriche ad una linea che passa attraverso il centro geometrico di questo sistema. La linea comune è riferita come asse ottico. Nell’occhio umano, l’asse ottico è un riferimento teorico, a causa delle variabili fisiologiche legate all’inclinazione e al decentramento del cristallino e al fatto che i centri di curvatura di cornea e cristallino non si trovano su una linea comune. Va aggiunto che la fovea è fisiologicamente decentrata infero-temporalmente, rispetto all’intersezione del teorico asse ottico con la retina3 (Fig. 1).
Supponendo che l’occhio umano sia un sistema ottico ben centrato, posizionando una fonte luminosa sul suo asse ottico, dovrebbero prodursi 4 immagini ben centrate formate dalla riflessione attraverso le differenti interfacce oculari (aria-cornea [PI], cornea-acqueo [PII], acqueo-cristallino [PIII] e cristallino-vitreo [PIV]) le quali sono indicate come immagini di Purkinje-Sanson.
Le interfacce PI e PII hanno una grandezza simile e sono sovrapponibili. L’interfaccia PIII che è la più grande e PIV sono solitamente invertite rispetto alle altre.
Quando l’occhio guarda un punto fisso, l’asse visuale è definito come la linea che congiunge il punto di fissazione al primo e secondo punto nodale e alla fovea (Fig. 2).
Poiché l’asse visuale rappresenta in realtà il vero percorso della luce attraverso l’occhio umano, esso avrebbe potuto essere l’asse di riferimento ideale nelle misure ottiche nelle condizioni cliniche eccetto per il fatto che i punti nodali sono rappresentazioni teoriche e non riferimenti anatomici. Senza gli strumenti per localizzare i punti nodali l’asse visuale non può essere utilizzato come asse di riferimento nelle applicazioni cliniche.
L’asse pupillare è un asse definito anatomico, perpendicolare alla cornea passa attraverso il centro della pupilla d’entrata. Anche se può essere localizzato clinicamente sulle pupille del paziente5 varia di posizione a causa dell’influenza del diametro pupillare sulla centratura della pupilla d’entrata. La linea di sguardo è la linea che congiunge il punto di fissazione e il centro della pupilla d’entrata (Fig. 3).
Mentre Le Grand e El Hage5 chiamano l’angolo tra l’asse pupillare e la linea di sguardo angolo Kappa; Uozato e Guyton3 lo definiscono come angolo lambda. La posizione nella quale la linea di sguardo attraversa la cornea viene definita il centro visivo corneale6.
In altre parole, il riflesso corneale rappresenta il punto di intersezione tra la linea che unisce il punto di fissazione al centro di curvatura corneale.
Recentemente, Chang e Waring7 qualificano affidabili i riflessi corneali per il centraggio ottico nei trattamenti refrattivi.
Il dibattito su quale sia la miglior scelta come punto di riferimento per la centratura per il trattamento refrattivo è ancora molto acceso. La conoscenza e comprensione di questi elementi potrà aiutare nella scelta.