Belli anche al tatto.

Forte di un know-how sviluppato nella sua terra di origine, le Dolomiti, Eric Balzan, ha dato il via nel 2013 al progetto HAPTER.

Fare innovazione nel mondo dell’occhiale è sempre più difficile ed elevare questo piccolo oggetto a un crocevia di artigianalità, tecnologia e bellezza lo è ancor di più. Eric Balzan ha voluto affrontare questa sfida con un prodotto in grado di unire funzionalità ed estetica in una formula concettualmente e concretamente innovativa, senza precedenti nel settore. al centro del progetto c’è il tatto, tanta creatività intelligente e una profonda cultura della sostenibilità.

Qual è stato il percorso creativo che ti ha portato nel mondo dell’occhiale?

Premetto che sono cresciuto a Belluno, capitale a livello mondiale nel settore dell’occhialeria nonché naturale destinazione professionale di chi vive in questo territorio. L’occhiale rimane nel background dell’infanzia di tutti coloro che provengono da questo luogo… ed è quello che alla fine è successo anche a me!

Tuttavia, fino a 18/20 anni non avevo realmente messo a fuoco la possibilità di dedicarmi alla creazione di occhiali, mentre provavo una grande attrazione per il mondo del design in generale e dell’arte. Ho quindi avviato un percorso che definirei generalista, di management all’interno di aziende caratterizzate da grande creatività, studiando e vivendo a Londra (a 18 anni) e negli USA, frequentando l’Università della California a Berkeley.

Ho infine deciso di tornare a Belluno non solo per motivi personali, ma anche perché attratto da un contesto aziendale – legato al fashion e al prodotto – che potevo trovare proprio qui, nel mondo dell’occhiale. Ho lavorato per una grande multinazionale del lusso e successivamente per una piccola azienda di eccellenza nello sviluppo della produzione, interfacciandomi direttamente con i designer e iniziando a dare corso alla mia attitudine indipendente.

Queste esperienze mi hanno permesso di conoscere tutti gli aspetti dell’occhiale Made in Italy e capire che la mia direzione era… l’occhiale!

Nel 2009, durante un’importante esperienza in un’azienda leader europea nel settore del gioiello e dell’orologio, ho iniziato a gettare le basi per il progetto HAPTER, nato nel 2013, dove sono confluite queste mie esperienze pregresse e il sogno di indipendenza e unicità che ormai coltivavo e stava maturando in modo sempre più forte.

Qual è il significato del nome HAPTER?

HAPTER nasce dal greco apto (toccare) e aptomai (essere toccato); da questi termini deriva il “senso aptico”, ossia il processo di riconoscimento degli oggetti attraverso il tatto.

Le mani sono state infatti centrali nel progetto perché i nostri occhiali non solo si vedono con gli occhi ma si ‘vedono’ nella loro essenza attraverso l’effetto materico al tatto.

Una delle mie grandi passioni è da sempre l’arrampicata, e da qui l’importanza che conferisco alle mani e alle sensazioni che trasmettono.

Le mani dell’arrampicatore sono solo apparentemente insensibili perché forti e nodose, ma al contrario sono allenate a tastare, saggiare e valutare la superficie della roccia che toccano.

Quali sono le caratteristiche che definiscono il tuo stile e il tuo marchio dal punto di vista della produzione?

Siamo partiti dal concetto di fusione, interpretando il genius loci che a mio avviso si è perso nel tempo a causa delle grandi produzioni locali. Belluno, già dai tempi antichi, è un territorio di transito tra Nord e Sud Europa, e questo passaggio di gente e merci ha portato a una grande contaminazione di conoscenze e culture che sono ancora insite nei “vecchi”.

Questo rappresenta indubbiamente un patrimonio che, se valorizzato e lasciato libero di esprimersi, è ancora in grado di influenzare competenze e savoir-faire. Da qui deriva la volontà di dare un’alternativa alle maestranze locali, di riprendere il controllo del processo produttivo dell’occhiale, dall’inizio alla fine, e non solo di iper-specializzarsi nel raggiungimento di una conformità produttiva.

Ogni montatura è frutto del lavoro di una nuova figura che opera accanto al designer: l’artigiano post-industriale. Un professionista dalle raffinate competenze manuali che sfida la macchina in processi che portano all’esaltazione qualitativa della materia, creando pezzi unici (quindi andando contro la stessa natura della macchina, che per antonomasia è ripetitiva) ed evitando tutte quelle pratiche inquinanti e inefficienti delle tradizionali produzioni di occhiali. Ecco, dunque, che nasce anche un nuovo ambiente produttivo: un atelier, uno studio intonso in cui l’occhiale è protagonista e portato all’eccellenza, così come eccellente e valorizzato è l’artigiano che lo crea.

Dal punto di vista del prodotto e della tecnica produttiva, in HAPTER abbiamo condensato una cultura di prodotto nord-europea, votata alla tecnica, alla funzionalità, al minimalismo, con una tipica espressività mediterranea, attratta dai materiali, dall’unicità e dal suo aspetto simbolico. Il tessuto o la gomma, materiali “caldi ed espressivi”, si fondono letteralmente sull’acciaio medicale (invece freddo, rigoroso ma anche molto stabile), attraverso una tecnica di cui siamo proprietari e deteniamo il brevetto. A proposito di meccanica, la cerniera HAPTER che abbiamo inserito in tutta la nostra produzione dal 2019, anch’essa di nostra proprietà e brevettata, interpreta proprio il senso “aptico”.

Grazie alla particolare forma geometrica, quando viene agganciata ai denti metallici presenti sull’asta, ne viene abbracciata e bloccata. Lo scatto intermedio che si crea determina il rapporto d’interazione con l’utilizzatore.

È un progetto complicato dal punto di vista tecnico. E dal punto di vista del design?

HAPTER è molto complesso, perché portiamo nello stesso ambiente produttivo materiali che normalmente convivono in ambienti o linee di produzione separate. E solitamente vengono gestiti con macchinari diversi. Il nostro processo li fonde subito assieme e questo ci obbliga a trattarli assieme con tecniche efficaci sull’acciaio, ma rispettose del materiale organico applicato e già “finito” a livello superficiale.

È una sfida molto complessa, che ci ha imposto di inventare e mettere a punto tecniche applicate a materiali inediti nel settore dell’occhiale. Ci tengo a ricordare che siamo la prima Start-up innovativa nel settore dell’occhiale di design e questo la dice lunga sul nostro percorso tecnico, il cui primo obiettivo era arrivare alla fattibilità di occhiali. Da qui anche la nostra narrazione, che racconta lo sforzo nel mettere a punto questa tecnica negli anni e nell’affrontare territori fino ad allora inesplorati.

Fortunatamente, da qualche anno abbiamo superato questa fase di set-up tecnico e siamo ora proiettati nell’esprimere la nostra visione di design, fatta di uno stile variegato, molto coerente e riconoscibile da chi ha seguito HAPTER negli anni. Ma tutto il design, da sempre, viene realizzato esclusivamente dal nostro team interno, coordinato da me alla direzione tecnica e creativa: questo perché il design è necessariamente sviluppato in parallelo e in armonia con le nostre tecniche produttive. Partiti molto distanti, senza punti di contatto con l’occhialeria tradizionale, il nostro impegno è ora quello di riavvicinarci, carpendo tecniche da inserire nel nostro processo che rimane unico, arricchendo ulteriormente il prodotto.

Passiamo a un tema di estrema attualità: la sostenibilità. Per voi è una volontà o una necessità?

La nostra è un’azienda in cui questi valori erano già presenti perché è stata fondata basandosi sulla necessità di utilizzare scarse risorse nella realizzazione del nostro “dream”. Abbiamo quindi ipotizzato la massimizzazione dei materiali disponibili, pochi ma di altissima qualità. L’esigenza di sviluppare un processo autonomo ci ha poi imposto di razionalizzare al massimo il ciclo produttivo dell’occhiale.

Non generiamo rifiuti industriali, le nostre tecnologie pulite non richiedono l’uso di lubrificanti, l’occhiale non usa galvaniche perché l’acciaio medicale è anallergico e di altissima qualità, mentre l’estetica è conferita dal bellissimo materiale che fondiamo sulla base.

Non abbiamo lavatrici industriali perché il nostro prodotto non si sporca durante il processo produttivo. Inoltre, tutto il nostro percorso è basato su un riciclaggio lineare, creando due tipologie di scarti produttivi: acciaio e gomma, entrambi riciclati da un’azienda locale e rimessi in circolo come acciaio e gomma riciclati.

Insomma, HAPTER nasce in un’epoca contemporanea e per noi è stato piuttosto naturale procedere in questa direzione. Grazie a questa razionalizzazione dell’ambiente e delle risorse, lo studio dove creiamo le nostre montature (che definiamo Hapterìa) è talmente asettico che potrebbe essere traferito in qualsiasi contesto urbano perché non è concepito come una fabbrica, nonostante si producano occhiali, bensì come un atelier.