Da oltre 140 anni Morel ha lasciato il segno nel mondo dell’eyewear attraverso un percorso creativo in cui l’artigianalità ha incontrato stile e qualità. Il suo patrimonio stilistico ultracentenario è stato affidato da circa nove anni a un veterano del settore, Denis Bellone. In questa intervista racconta la sua visione di designer e la connessione creativa instaurata con la Maison francese.
Ci racconterebbe il suo background come designer?
Dopo aver studiato design e grafica, sono capitato nel settore dell’ottica per caso; non provenivo da una famiglia di ottici, né ero particolarmente attratto dal settore all’inizio, e all’epoca non portavo nemmeno gli occhiali! Ma poi, lavorando come grafico per un’azienda creativa di occhiali, mi sono imbattuto in quello che mi era mancato durante gli studi: un lavoro in cui industria e artigianato andassero di pari passo. Sono subito caduto nel vortice. Al punto che non ne sono più uscito! Dopo una prima esperienza di 15 anni con un designer di occhiali indipendente, sono entrato in Morel. Essere parte di Morel non rappresenta solo un lavoro e una sfida, ma significa anche abbracciare una storia importante e una regione a cui sono molto legato.
Quali sono i tratti distintivi della sua creatività?
Questa è una delle domande più difficili a cui rispondere… Sicuramente una curiosità insaziabile, un vero e proprio gusto per le tecniche di produzione. Non riesco a immaginare il mio lavoro senza una profonda conoscenza del settore e dei suoi vincoli, e solo padroneggiandoli è possibile aggirarli. C’è una frase di Spinoza che fa riflettere: “Senza emozione non c’è ragione, senza sentimento non c’è oggetto”.
Ci si rispecchia?
(Ridacchia) È buffo, proprio di recente ho letto un libro su Spinoza. Leggere Spinoza è anche leggere la storia dell’Olanda, è affascinante… Per quanto riguarda questa citazione, non potrei essere più d’accordo, mi identifico totalmente con il personaggio, con il suo lato ribelle…
Come è approdato alla Morel?
Il nostro settore è un piccolo mondo in cui è facile sapere ‘chi fa cosa’. Sono stati i miei successi passati ad attirare l’attenzione del nostro CEO, Jérôme Morel. Grazie alle sue conoscenze commerciali, è stato in grado di fare leva su di me ed è stato un colpo di fulmine. Negli ultimi 9 anni ho avuto il piacere di mettere la mia energia al servizio della sua azienda. La storia della Morel è quella di una famiglia che disegna occhiali da quattro generazioni.
Come è riuscito a trovare l’equilibrio tra la sua creatività e un heritage così importante?
Senza la creatività come valore fondamentale nel suo DNA, un’azienda non potrebbe essere così attiva dopo oltre 140 anni. La storia di Morel è proprio quella di una costante messa in discussione. È quindi facile trovare il giusto equilibrio.
Quali sono i valori comuni tra lei e la Morel?
Il gusto per la sfida, il piacere anche nella difficoltà e il profondo rispetto per tutti gli attori del nostro settore, a ogni livello.
Anche per quest’anno avete confermato la collezione con Jean Nouvel: come avviene il processo creativo con questo grande maestro francese dell’architettura?
Le interazioni sono molto semplici: è sufficiente un impulso, un desiderio da parte di Jean Nouvel. A volte è formulato in modo molto semplice e sta a noi interpretarlo con i codici della nostra professione, le proporzioni e il comfort. Forse nessuno meglio di un architetto capisce l’importanza di questi dettagli funzionali. In questo modo riusciamo a trovare rapidamente i migliori compromessi, tra forme radicali e la maestria del comfort.
Quale direzione prenderà il suo design per il futuro?
Anche se alcune tendenze già radicate continueranno (come il “prestito” delle forme retrò), si tratterà di rimanere aperti a come i diversi mercati reagiranno a ciò che abbiamo da offrire. Speriamo di ispirare i nostri clienti tanto quanto loro ispirano noi.