Il senso di connessione

La designer inglese Claire Goldsmith racconta come sia riuscita a creare un legame moderno con il passato creativo della sua famiglia. 

Intervista a Claire Goldsmith

Claire Goldsmith porta un cognome molto importante perché il bisnonno Oliver Goldsmith, fondatore nel lontano 1926 della Oliver Goldsmith Sunglasses, ha trasformato l’occhiale da sole in una dichiarazione di moda. I suoi iconici occhiali sono stati indossati da tantissime celebrità come Audrey Hepburn, Michael Caine, Lady Gaga ed Elton John. Nel 2010 Claire ha preso le redini dell’azienda ripartendo dall’archivio e riportando in auge alcuni dei modelli più popolari. Da quel momento Claire ha iniziato a scrivere un racconto intriso di rispetto per il passato con un tocco di modernità e un’evidente creatività.

 

La sua famiglia è presente nel settore da anni e ha segnato un cammino molto importante, lei come è entrata in gioco?

Crescendo, il nome Goldsmith è sempre stato sinonimo di occhiali, ma per me non si trattava solo dell’eredità familiare, bensì dell’arte e dell’innovazione che c’erano dietro. Quando ero più giovane, non avevo necessariamente intenzione di entrare nell’azienda di famiglia. Ho esplorato i miei interessi, ma mi sono sempre ritrovata attratta dal mondo del design e della creatività. Più imparavo a conoscere la visione del mio bisnonno Oliver, il modo in cui aveva trasformato gli occhiali in una dichiarazione di moda piuttosto che in una semplice necessità, più sentivo un profondo senso di connessione con il mestiere. Non si trattava solo di portare avanti un’eredità, ma di farla evolvere. Così, quando è arrivato il momento, ho deciso di entrare nell’azienda di famiglia con una prospettiva nuova, fondendo la ricca eredità di Oliver Goldsmith con un approccio moderno. Volevo onorare ciò che la mia famiglia aveva costruito e allo stesso tempo ritagliare la mia voce nel settore. È stato un viaggio incredibile, all’insegna del bilanciamento 

 

Quando ha iniziato a disegnare occhiali?

All’inizio degli anni 2000, ma il mio viaggio nel design è iniziato con un’immersione profonda nella conoscenza dell’artigianato e della storia di Oliver Goldsmith. Crescendo, sono sempre stata circondato dall’eredità del mio bisnonno, Oliver, e dall’incredibile lavoro della mia famiglia nel plasmare gli occhiali come accessori di moda. Quando sono entrata ufficialmente in azienda, si è aperto un nuovo capitolo in cui ho potuto esplorare la mia filosofia di design, pur rispettando lo status iconico del nome Goldsmith. Le mie prime collezioni erano tutte incentrate sulla reinterpretazione di stili classici con un tocco contemporaneo, che conferiva un tocco di modernità a forme senza tempo. È stata una gioia creare modelli con i quali le persone si sentono bene e con i quali entrano in contatto a livello personale: dopo tutto, gli occhiali non sono solo funzionali, ma sono un’estensione della propria personalità. Per me, il processo di design è un mix di onore per il passato e di reimmaginazione per il presente e il futuro.

 

Cosa significa essere un “designer indipendente” oggi?

Rappresenta sia una sfida che un privilegio. Significa avere la libertà di esprimere la propria visione creativa senza i vincoli spesso imposti dalle grandi aziende, ma comporta anche la responsabilità di costruire e mantenere un marchio che rimanga fedele ai propri valori in un settore altamente competitivo e dal ritmo incalzante. Per me, in qualità di designer indipendente, si tratta di rimanere autentici, creando pezzi che non siano dettati da tendenze passeggere, ma che riflettano un design ponderato, una lavorazione di qualità e un legame genuino con chi li indossa. Si tratta di creare occhiali che raccontano una storia e resistono alla prova del tempo. Allo stesso tempo, essere indipendenti significa non essere solo un designer, ma un imprenditore. Si è coinvolti in ogni aspetto dell’attività, dall’approvvigionamento dei materiali alla gestione della produzione, dal marketing ai contatti con i clienti. È un gioco di prestigio, ma significa anche che ogni successo è profondamente personale. Nel mondo di oggi, in cui dominano i grandi marchi, essere indipendenti significa anche favorire le relazioni con i clienti, con gli artigiani e all’interno del settore. Si tratta di creare una comunità che valorizzi l’individualità e l’artigianato. Questo è il bello dell’indipendenza: si può essere audaci, rischiare e rimanere fedeli alla propria visione creativa, anche di fronte alle pressioni del settore.

 

Come combina le sue radici nell’eyewear con la sua visione?

Le fondamenta del lavoro della mia famiglia sono intrise di innovazione e artigianalità. Il mio bisnonno Oliver non si limitava a produrre occhiali, ma li ridefiniva come un’affermazione di moda. Collaborava con stilisti, celebrità e creatori di gusto del suo tempo e questo spirito di creatività è ciò che mi ispira ancora oggi. È un’eredità a cui mi sento profondamente legato, ma credo anche che sia importante lasciarla evolvere. La mia visione consiste nel portare la stessa maestria in un contesto contemporaneo. Con Claire Goldsmith Eyewear ho voluto creare un design che risuonasse con gli indossatori di oggi, senza tempo ma moderno, audace ma elegante. Mi sono concentrata su linee pulite, forme sorprendenti e materiali eccezionali, tenendo sempre a mente l’utente finale. Ogni montatura che creiamo è un equilibrio di tradizione e innovazione, e questo equilibrio è il cuore del mio lavoro. Si tratta anche di raccontare una storia. Ogni pezzo ha un legame con il passato e guarda al futuro. Per me, coniugare le radici con la visione significa rispettare le origini, ma non avere mai paura di spingersi oltre i confini, di sperimentare e di reimmaginare ciò che può essere l’occhiale.

 

Quanto è importante l’artigianato nelle vostre creazioni?

L’artigianato è assolutamente centrale in tutto ciò che creiamo: è il cuore e l’anima dei nostri progetti.