Che vita social!

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di Roberto Rasia Dal Polo
Tratto dal libro di Roberto Rasia dal Polo: “Conduci la tua vita!” in vendita su www.LikeNOone.com

Preso dallo sconforto per il dilagante potere di Facebook, Linkedin, Twitter e compagnia cantante, tempo fa ho deciso di tornare a scuola e mi sono iscritto a un corso di Social Media Management presso PrimoPiano a Milano.
Ammetto che sono uscito cambiato da quei giorni di intenso lavoro digitale. Che i Social fossero lo strumento di comunicazione del futuro, lo sapevo già, ma che il futuro fosse oggi, ammetto, mi era sfuggito. Vorrei fare insieme a voi un piccolo ragionamento non sulle modalità di utilizzo o sui trucchi dei social network, bensì su come essi non facciano che interpretare al meglio i vorticosi cambiamenti di cui è protagonista il mondo che tutti noi abitiamo. Fino a ieri, quando un viaggiatore necessitava di un albergo, sceglieva uno dei tanti hotel presenti sul mercato. Dal 2007 le cose sono decisamente cambiate. È stato fondato Airbnb, che in soli 9 anni è diventato il più grande network di camere in affitto del mondo. Per intenderci, Hilton, una delle catene più note, ha impiegato più di 90 anni di storia per raggiungere l’incredibile cifra di centinaia di migliaia di camere disponibili al giorno, dovendo necessariamente investire miliardi di dollari per acquistare e ristrutturare numerosi immobili.
Airbnb, in 9 anni, ha raggiunto le stesse performance, senza avere nemmeno un immobile di proprietà. È sconvolgente, no? Ancora, il più grande magazzino del mondo, il cinese Alibaba, che movimenta tonnellate di merci al giorno, non possiede neanche un capannone e Amazon altro competitor digitale lo tallona.
Per ultimo, la più grande compagnia esistente di messaggistica, WhatsApp, non possiede neanche un’antenna, ha un miliardo di clienti attivi e qualche decina di dipendenti. Vodafone, per fare un esempio, ha impiegato 32 anni per acquisire più di 450 milioni di clienti, grazie a 91.000 dipendenti.
Cosa diavolo sta succedendo al nostro mondo? Ci stiamo forse perdendo qualcosa? La risposta a quest’ultima domanda è decisamente sì. Sono più di 20 anni che la diffusione di massa del digitale sta tracciando nuove vie del business, ma solo negli ultimi 5/6 anni i tycoon più perspicaci ne hanno intuito la valenza finanziaria.
I social network sono solo uno di questi strumenti avanzati. Indubbiamente il più veloce. Ecco il punto! La velocità è diventata la caratteristica principale a cui un business moderno è costretto a obbedire. Si sente, tuttavia, ancora molto spesso dire: “Io su Facebook non ci sono e me ne vanto!” oppure “Non ci penso neanche a mettere la mia azienda sul Linkedin”. Questi signori non compiono un errore né sono retrogradi, come spesso vengono etichettati. Semplicemente stanno andando sorridenti contro un muro di cemento armato. Non è mio compito qui dimostrare il perché né spiegarne le motivazioni più recondite. Mi basta capire insieme a voi se il vostro business è veloce e se utilizzate i Social.
Tra l’altro, così come ripetuto mille volte nei miei articoli sulla comunicazione, anche per i social network vige la regola aurea: un conto è comunicare, un altro è farlo consapevolmente. Pensate quanto lavoro abbiamo da fare. E non crediate che sia finita qui. Se Facebook fosse un paese, con i suoi 1,6 miliardi di utenti attivi, sarebbe il più popolato della terra, seguito da Cina e India. E non è detto che le cose rimangano così.
Dovremo abituarci a sconvolgimenti sempre più rapidi. Siccome il signor Zuckerberg non è mai riuscito a farsi dare dai suoi clienti di Facebook il proprio numero di cellulare, due anni fa ha pensato di comprarseli, acquisendo WhatsApp per l’incredibile cifra di 19 miliardi di dollari. Ora rivolgo una domanda a chi di voi si sta esprimendo in una smorfia facciale che la dice lunga su cosa pensate di questi concetti: davvero voi credete di poter fare a meno della cultura digitale? E, se non voi, siete davvero certi che la vostra attività commerciale o la vostra azienda possa fare a meno di comunicare sui social? E, soprattutto, di andare a scovare e fidelizzare nuovi clienti dove oggi le persone trascorrono il tempo che ieri spendevano passivamente davanti alla televisione? E, per ultimo, se anche foste in grado di sostenere queste prime vostre due ragioni, come potrà fare il vostro business a sopravvivere se fra dieci anni i vostri clienti più giovani, diciamo trentenni, saranno coloro che oggi ne hanno 18 o 19? Questi ultimi, definiti in modo orribile Millennials, oggi non guardano un minuto di televisione, non hanno mai comprato un giornale di carta nella loro vita, non sono mai entrati in un’agenzia di viaggio e se cercano qualcosa non aprono Google ma YouTube.
Se, infine, comprano qualcosa, lo fanno su Amazon o Alibaba. La nostra unica vera fortuna è che ci sono categorie di prodotti che si ha ancora la voglia e la necessità di toccare, provare e indossare prima dell’acquisto. Per quanto tempo gli occhiali faranno parte di questa categoria? Quelli da vista resistono, ma quelli da sole stanno già ottenendo ottimi risultati negli e-commerce di tutto il mondo. Per tutti questi motivi e per molti altri la cultura digitale non è il futuro, bensì il presente. Anzi, è forse il passato, visto che da qualche parte in Oriente o in America qualche futurologo sta già oggi ipotizzando che gli occhiali serviranno “solo” a vivere una realtà virtuale mentre viviamo quella reale.
E c’è da scommettere che, a quel punto, i negozi e gli show-room di ottica saranno decisamente diversi da quelli attuali. Allora, vi ho convinto almeno un po’? Comunichiamo Amici, non è mai abbastanza!