A Settimo Torinese, Ottica Ing. Benedetto non è solo un centro ottico, ma un vero e proprio presidio di competenza, accoglienza e innovazione. A raccontarci questa realtà storica – oggi guidata da due generazioni della famiglia Benedetto-Amberti – sono Elena Benedetto, Giancarlo Amberti e Federico Amberti.
La storia di Ottica Ing. Benedetto affonda le radici nel 1928, quando Mario Benedetto apriva a Settimo Torinese l’Oreficeria Orologeria Mario Benedetto, destinata a evolversi, trasformarsi e crescere fino a diventare una delle realtà più consolidate e innovative del panorama ottico italiano. Come accadeva spesso all’epoca, alla vendita di gioielli e orologi si affiancava quella degli occhiali da vista. Ma fu il fondatore stesso a intuire per tempo la necessità di una maggiore professionalizzazione, spingendo i figli a frequentare il corso di ottica.
La svolta arrivò alla fine degli anni Settanta, quando l’ingegnere Carlo Benedetto decise di lasciare l’industria e riscoprire il suo diploma di ottico, dando vita, nel 1980, alla nuova Ottica Ing. Benedetto. Da allora, la storia dell’attività si è intrecciata con quella della famiglia: al suo fianco la moglie Olga e, successivamente, la figlia Elena, oggi titolare, affiancata dal marito Giancarlo Amberti e dal figlio Federico, che rappresenta la terza generazione.
Negli anni, il negozio è cresciuto sia negli spazi sia nelle competenze, tornando nel 2008 proprio nei locali dove tutto ebbe inizio, ampliandosi fino a oltre 200 metri quadri. Oggi Ottica Ing. Benedetto è una società benefit e ha recentemente inaugurato una nuova sede, a pochi metri
da quella storica, progettata in collaborazione con ZEISS e il Politecnico di Milano nell’ambito dell’iniziativa “Centro Ottico del Futuro”, con l’obiettivo di offrire un’esperienza sempre più immersiva e personalizzata.Innovazione, professionalità, multidisciplinarietà e attenzione all’inclusione sociale: è questa la cifra distintiva di una realtà che non ha mai smesso di guardare avanti. Ce lo raccontano, in questa intervista, i protagonisti: Elena Benedetto, Giancarlo Amberti e il giovane Federico Amberti, figlio della coppia.

Il nome del negozio nasce da una scelta affettiva e identitaria.
“Perché mio papà, nel 1980, ha aperto il negozio di ottica a Settimo Torinese. Lui era ingegnere e teneva molto al suo titolo, quindi abbiamo deciso di mantenerlo anche nel logo, quando abbiamo rilevato l’attività. L’‘Ing.’ è un omaggio a lui, per ricordarlo sempre e proseguire il percorso da lui iniziato. Quindi oggi ci siamo noi due generazioni, più nostro figlio Federico – che è la new entry, la nuova generazione”, racconta Elena con emozione.
Il percorso professionale della coppia è stato sin da subito condiviso.
Sì, inizialmente sono entrata nel negozio insieme ai miei genitori. Ho studiato prima ottica, poi ortottica. Successivamente si è inserito anche Giancarlo, che poi vi racconterà la sua storia. Da oltre 30 anni lavoriamo insieme, e da diversi anni, come accennavo, anche Federico è con noi. Continuerà l’attività di famiglia, e ne siamo molto orgogliosi e felici” aggiunge.
Giancarlo, dal canto suo, ha portato in dote una preparazione economica che ha saputo coniugare con quella tecnica.
“Sono diventato ottico per amore. In realtà, ho una formazione diversa: sono laureato in Economia e Commercio. Quando abbiamo deciso di rilevare il negozio dei genitori di Elena, alla fine degli anni ’90, ho ritenuto importante acquisire competenze tecniche specifiche. Così mi sono diplomato in Ottica e poi specializzato in Optometria, frequentando vari corsi di aggiornamento. Mi sono però reso conto negli anni che il mio background economico è stato fondamentale: ci ha permesso di dare al nostro lavoro un’impostazione che solo le competenze tecniche non avrebbero garantito. È stata una combinazione vincente”.
Oggi il centro ottico è strutturato e conta uno staff di sette persone, tutte altamente qualificate.
“Abbiamo scelto di posizionarci su un certo livello di professionalità, e questo ci ha permesso di crescere”, aggiunge.
Tra i progetti più recenti spicca l’adesione al “Centro Ottico del Futuro”, ideato da ZEISS in collaborazione con il Politecnico di Milano.
“Quest’anno abbiamo aderito con entusiasmo al progetto ‘Centro Ottico del Futuro’, che ci ha dato l’opportunità di applicare concretamente le teorie sviluppate insieme al Politecnico di Milano. Siamo stati uno dei centri campione analizzati dai ricercatori, e quando si è presentata l’occasione di acquisire un nuovo locale, a pochi passi dalla sede precedente, abbiamo colto al volo l’opportunità. Simona Dentone, Architetto che collabora con ZEISS nell’ambito del progetto Centro Ottico del Futuro, ha studiato il layout del nuovo Centro Ottico secondo le dinamiche dei flussi, realizzando un punto vendita che, a due mesi dall’apertura, si sta dimostrando estremamente efficace e in linea con le nostre aspettative”, spiega Giancarlo.
Il nuovo negozio è stato pensato anche per creare un’atmosfera accogliente e ha visto anche il coinvolgimento di un architetto del luogo.
“Ci tenevamo molto che il nostro non fosse un negozio come tutti gli altri. Non volevamo che le persone si sentissero a disagio. E direi che ci siamo riusciti: tutti, dai più giovani agli anziani, ci dicono che il negozio è bello, accogliente, sembra di essere a casa. All’ingresso c’è un salottino e spesso prendiamo il caffè con i clienti, sia con chi fa acquisti importanti sia con chi ha difficoltà: trattiamo tutti nello stesso modo. La gente entra sorridendo, felice, e ci fa molti complimenti sinceri per il clima che si respira”, conclude Elena.
L’ingresso di Federico nella società ha portato nuove sensibilità e progettualità, in particolare sul fronte del sociale.
“Sì, assolutamente. Il sociale è sempre stato una mia grande passione. Ho fatto un anno di servizio civile e un anno di volontariato in un centro di accoglienza a Settimo Torinese, tra i più grandi del Nord Italia. Mi è sempre piaciuto dare un contributo, anche piccolo, a chi ha bisogno di maggiore attenzione”, racconta.
Un impegno concreto che si è tradotto nella costituzione di una società benefit.
“Cerchiamo di adottare accortezze verso tutti i clienti, in particolare verso le categorie più fragili. Collaboriamo anche con realtà del territorio, come la cooperativa Il Margine, che ci ha aiutato a sviluppare un progetto speciale in occasione dell’apertura della nuova sede”.
Il progetto si chiama “Settimo visto dal Ponte” e ha coinvolto persone con disabilità intellettiva, che hanno ridisegnato le vie della città secondo valori condivisi: accoglienza, generosità, sostenibilità. Non manca anche l’attività di screening visivi presso il Sermig di Torino.
“Portare il nostro lavoro in questi contesti è importante per me, perché riflette chi sono. Mi sento fortunato ad avere due genitori che accettano con entusiasmo le innovazioni, anche quelle che riguardano moda, stili, tendenze. Certo, qualche scontro ogni tanto c’è – è normale – ma accolgono sempre con apertura le mie proposte”, ammette Federico.
Nel punto vendita, ogni componente della famiglia Amberti mette a disposizione le proprie competenze. Elena, ortottista, svolge un ruolo centrale nei controlli visivi.
“Il servizio è attivo tutti i giorni. Prima lavoravo negli studi oculistici il lunedì, quando il negozio era chiuso. Ora faccio controlli visivi ai bambini direttamente in negozio. Quando rilevo un problema, li indirizzo subito dall’oculista. Mi occupo anche di disturbi della motilità oculare e, se servono, svolgo esercizi ortottici con i pazienti”, spiega.
Federico e sua madre si occupano anche della selezione delle collezioni di occhiali.
“La nostra è una realtà cittadina particolare. Io e mamma spesso ci occupiamo della scelta delle nuove collezioni. A volte siamo tentati dalle grandi novità dell’occhialeria, ma dobbiamo anche contenerci: Settimo Torinese, per quanto sia la mia città del cuore, ha più difficoltà, rispetto a realtà come Milano o Firenze, ad accettare i cambiamenti. Ci piacerebbe proporre montature audaci, con mascherine e aste importanti, ma sappiamo che dobbiamo fare scelte sostenibili per l’economia del negozio. Cerchiamo comunque di proporre novità interessanti e stimolanti. Ultimamente stiamo riuscendo a farlo, proponendo montature originali, fuori dagli schemi. Evitiamo il ‘classico imposto’: per ogni brand teniamo un solo modello per tipo, così da evitare che più persone abbiano la stessa montatura, in una città di 50mila abitanti può succedere facilmente. Cerchiamo quindi di offrire varietà, esclusività e uno stile che rappresenti la nostra identità”.
Anche la comunicazione digitale è diventata un punto di forza.
“Devo dire che ogni tanto mi sento un po’ boomer rispetto a loro! All’inizio ero piuttosto scettico sull’utilizzo dei social in modo così importante per il negozio. Poi, con mia grande sorpresa, mi sono reso conto dell’impatto reale che stiamo avendo a livello cittadino. Il nostro volto – quello di papà, con la sua barbona e i suoi modi – è ormai riconoscibile: le persone che entrano si complimentano non solo per i video, ma chiedono anche informazioni sui contenuti proposti”, racconta Federico con il sorriso.
E aggiunge:
“Come per lo staff e per tutto il negozio, cerchiamo di mantenere un livello di serietà anche sui social: tutti i contenuti sono a tema, curati, con l’obiettivo di informare davvero. Cerchiamo anche di sfatare alcuni miti che circolano in rete. Una grande sorpresa è arrivata quando abbiamo raggiunto il nostro primo (e finora unico!) milione di visualizzazioni su TikTok, con papà che dava cinque consigli sul mondo dell’ottica. Lì abbiamo capito che questi strumenti funzionano anche nel nostro settore”.
Il supporto di un’agenzia esterna aiuta a mantenere qualità e coerenza.
“È un mestiere vero e proprio, non ci si può improvvisare. Però ci divertiamo: anche le colleghe sono contente di partecipare e includiamo tutto lo staff. È bello, e restituisce anche l’immagine di un’azienda a conduzione familiare”.
Parlando del negozio del futuro e delle evoluzioni della vendita nel settore ottico, Federico condivide una visione controcorrente: nel punto vendita della sua famiglia, infatti,
“non abbiamo praticamente nulla esposto, a parte qualche montatura in vetrina. La scelta è deliberata e ragionata. Ci piace realizzare vetrine curate, belle da vedere, capaci di far fermare chi passa. Lì puntiamo a creare un piccolo effetto ‘wow’. In questa direzione, siamo stati tra i primi centri Greenvison ad avere il Totem Vea realizzato da Thema che, grazie all’AI, consente di provare migliaia di montature con infinite combinazioni e poi provare la calzata reale con quelle presenti in negozio”.
L’idea che guida la loro modalità di vendita è semplice ma rivoluzionaria: evitare che il cliente scelga una montatura in autonomia, rischiando di orientarsi su un occhiale non adatto alle sue esigenze visive, al suo volto o alle caratteristiche tecniche necessarie:
“Sono tutti elementi che sfuggono se si prende un occhiale in autonomia, da uno scaffale, senza il consiglio di un professionista”.
Federico ammette che a volte questa scelta può sembrare limitante perché alcune persone vorrebbero “vedere tutto” e provare liberamente. Tuttavia, quando viene spiegata, la maggior parte dei clienti la comprende e l’apprezza.
“Conosco persone che hanno scelto occhiali solo perché visti su Instagram o indossati da un’amica, e poi si ritrovano con montature scomode, appoggi sbagliati, o lenti troppo spesse. Con una montatura più adatta, avrebbero ottenuto un risultato decisamente migliore”.
È per questo che Federico crede profondamente in un approccio guidato e personalizzato.
“Ecco perché credo che questa nostra impostazione – più guidata e personalizzata – sia una scelta molto vincente”.
Sul tema della collaborazione con la classe medica, è Giancarlo a prendere la parola.
“È un aspetto per noi fondamentale”, esordisce, raccontando di come, “circa dieci anni fa, abbiano deciso di formare uno dei collaboratori proprio per interfacciarsi con gli studi oculistici del territorio. Ha iniziato un’attività di presentazione costante, portando con sé una brochure che illustrava i servizi e le soluzioni ottiche più particolari proposte in negozio. Come avete capito, cerchiamo di proporre cose non banali: occhiali realizzati su progetti particolari, come quello con lo skyline di Settimo (che, sì, qualcuno ci ha preso in giro dicendo che non ne ha uno… ma noi l’abbiamo trovato!)”.
Oltre al design, l’attenzione si è concentrata su ambiti tecnici spesso trascurati:
“ipovisione, contattologia specialistica, protesi oculari… tutti ambiti in cui gli oculisti faticano spesso a trovare interlocutori affidabili. In questo modo, il team ha costruito una rete fondata sulla fiducia, sulla competenza e sulla conoscenza diretta. In molte realtà capita di vedere ricette scritte da medici che non si sono mai incontrati di persona. Noi abbiamo deciso di ‘metterci la faccia’, presentandoci regolarmente, un po’ come fanno gli informatori medico-scientifici anche se questo ruolo, di solito, è riservato alle grandi catene”.
Il risultato è stato un dialogo costruttivo, che ha portato benefici concreti sia al punto vendita che ai medici.
“Come diceva mia moglie, è fondamentale tenere ben chiari i confini delle rispettive professioni. Ognuno deve fare la sua parte, senza invadere ambiti che non gli competono”.
Alla domanda su come proseguirà il proprio percorso, Federico non ha dubbi.
“Ho due ottimi maestri, due eccellenti mentori, e l’intenzione è proprio quella di proseguire su questa strada: che mi sembra non solo ben avviata, ma anche giusta e coerente con i miei ideali”.
Una strada che, come emerge chiaramente, integra molteplici aspetti: competenza, dialogo col cliente, rapporto con la classe medica, presenza sui social e attenzione al sociale – e tutto questo, senza dimenticare il lato umano dello staff.

Paola Ferrario