EyeFrame – Luca Mariotti – Sartorialità docet

di Paola Ferrario

Qual è l’attuale ruolo nell’ambito quando si parla di ‘occhiale sartoriale’? Quale il suo futuro e percepito?

Lo abbiamo chiesto a Luca Mariotti, ottico nonché fondatore del progetto EyeFrame.

“Tornare ad essere quello che i nostri vicini francesi definiscono ‘artisan lunetier’” è secondo l’ottico pisano Luca Mariotti la mission dell’ottico. Riacquisire le proprie origini è un modo per (ri)trovare la propria indipendenza e per dare valore all’intero settore.

Qual è la percezione da parte dell’ottico dell’occhiale artigianale?
In primis dobbiamo definire bene il concetto di occhiale ‘artigianale’ per evitare di fare confusione con quello ‘sartoriale’. Quando tre anni fa iniziammo a lavorare al progetto EyeFrame la prima cosa che facemmo fu infatti quella di definire bene i due termini.
Per ‘artigianale’ si intende un occhiale prodotto con metodologie che implicano un elevato impiego della sapienza manuale ma che comunque è destinato ad un pubblico generico, il ‘sartoriale’ è invece un occhiale che viene realizzato partendo da una serie di specifiche che hanno origine da un’analisi approfondita delle necessità e delle problematiche di una singola persona.
Il risultato è la creazione di un prodotto caratterizzato da unicità ed esclusività assolute. Comunque la principale differenza tra le due tipologie risiede nel fatto che se un occhiale artigianale può essere trattato commercialmente come quelli industriali,
un occhiale sartoriale può essere prodotto solamente in un laboratorio fisicamente residente all’interno del punto vendita, tutto il resto è solo una personalizzazione più o meno parziale che non serve a sfruttare le potenzialità di questo mercato. Circa la percezione direi che la categoria non ha capito bene il vero significato della cosa. A mio avviso la causa sta nel fatto che l’ottico non ha una conoscenza approfondita dei processi di fabbricazione delle montature e di conseguenza non ha la possibilità di apprezzare le differenze tra un prodotto industriale e uno artigianale.

Secondo te ci sono eventi nel settore in grado di valorizzarlo o si potrebbe fare di più?
Il DaTE è certamente un passo avanti ma è sicuramente possibile effettuare delle migliorie, come del resto in tutto.

Qual è invece la percezione da parte del consumatore?
Il consumatore è molto confuso dalle troppe offerte basate esclusivamente sul prezzo fatte sia dalla grande distribuzione che da molti ottici indipendenti e va guidato con attenzione verso questa nuova categoria di prodotti. Dalla nostra esperienza possiamo però affermare che il mercato potenziale è piuttosto ampio poiché sempre più persone sono alla ricerca di qualità vera. Occorre però che l’ottico ritorni sui banchi di scuola ed impari quali sono le metodologie e le tecnologie usate nel costruire gli occhiali poiché per essere efficaci nella vendita occorre far capire al cliente quali siano le peculiarità del prodotto.
Il consumatore è sensibile verso tutto quello che gli fa acquisire conoscenza del prodotto e questo fatto va sfruttato come strumento di vendita.

Quale sarà il futuro dell’occhiale artigianale?
Come dicevo prima si tratta di un mercato ancora vergine e molto interessante, ma occorre approcciarlo con le giuste metodologie commerciali, soprattutto cambiando atteggiamento e rivedendo il proprio bagaglio culturale. Nello sviluppare il nostro sistema, ci siamo resi conto della necessità di rivoluzionare sia il negozio che il modo di agire.
Noi siamo arrivati a modificare radicalmente l’architettura del punto vendita creando una zona dedicata specificamente alla parte sartoriale e artigianale poiché un piccolo esperimento iniziale aveva da subito dato risultati e ci ha convinti che era la strada giusta. Ad oggi riteniamo che il prodotto artigianale abbia un grosso futuro specie se l’ottico acquisisce la capacità di realizzarlo nel proprio punto vendita.
La tecnologia lo consente, occorre solo investire nella propria formazione e ritrovare un’identità che per troppo tempo abbiamo dimenticato.