Fede Cheti – Alessia Fugazzola – Rispolverando gli archivi

di Paola Ferrario

Il design raffinato e sempre distintivo dei tessuti di Fede Cheti vengono trasposti nell’eyewear mantenendo lo spirito originale del marchio ma con un design puntato verso il futuro.

Da meno di un anno ha fatto ingresso nel mondo dell’occhiale il marchio Fede Cheti, sotto la direzione creativa di Alessia Fugazzola.
La Cheti era una famosa imprenditrice tessile che tra gli anni ’30 e ’70 del secolo scorso ha definito gli arredi e gli ambienti più eleganti del mondo con i suoi i tessuti d’arte. Intellettualmente sempre curiosa, ha esercitato anche un’illuminata attività di mecenate nei confronti di giovani artisti poi divenuti famosi come Giò Ponti, Luciano Fontana, Filippo De Pisis, Renè Gruau, Emmanuel Canovas che negli anni collaborarono per la sua griffe.

In questa intervista Alessia ci racconta come la cifra estetica di Fede Cheti, il suo senso del colore, la ricerca di design originale, siano stati un punto di riferimento personale e professionale tanto da portarla a rilevare con il marito, Nicola Zeni, il marchio con l’archivio di disegni originali.

Qual è l’esegesi del marchio Fede Cheti?
Il brand nasce moltissimi anni fa. Quando avevo 14 anni la mia famiglia era cliente dello showroom di Fede Cheti: una rivendita di tessuti dei maggiori editori al mondo proposti con un’eleganza e un gusto incredibile. Anni dopo i proprietari del brand decisero di vendere sia il marchio che lo showroom, incluso quello che era rimasto dell’archivio. Lo acquistammo e abbiamo proseguito la rivendita di tessuti. Abbiamo però sempre avuto idea di rieditare ciò che era rimasto del mondo di Fede Cheti. Abbiamo costituito una società insieme alla direttrice dello showroom e quando abbiamo scoperto che il mio secondo figlio soffriva di diabete, abbiamo dovuto accantonare il progetto e continuare solo con la rivendita. Quando la mia socia è andata in pensione abbiamo abbandonato il tessuto d’arredo e deciso di rieditare l’archivio, declinandolo in varie sfaccettature del design. I suoi disegni sono molto belli e di vari stili perché non c’era solo la Cheti a disegnare ma era affiancata da vari artisti.

Come hai tradotto la cifra estetica di Fede Cheti nella collezione di occhiali?
Gli occhiali sono una mia grandissima passione da quando ero bambina e ho deciso di usare questo archivio come ispirazione per creare montature artigianali Made in Italy, che avessero un riferimento alla mia eredità storica ma fossero proiettati nel futuro. Considero però la mia eredità come punto di partenza non di arrivo!
Sono occhiali d’avanguardia, non commerciali. Ma hanno anche un’altra sfaccettatura. Come ti dicevo, mio figlio si è ammalato di diabete tipo 1. Da questa esperienza personale abbiamo deciso di creare la Fondazione Italiana Diabete. Facciamo fundraising per la ricerca e parte dei proventi ricavati degli occhiali vanno alla fondazione.

Quando li hai lanciati?
A Mido 2019.

Come è composta la collezione?
Da proposte sole e vista. Siamo partiti con una decina di forme e ne abbiamo lanciate altre cinque a DaTE.
A Mido 2020 abbiamo intenzione di integrare la collezione con modelli.

Porterete il vostro marchio anche al di fuori dell’eyewear?
Sì, siamo partiti sugli occhiali e stiamo lavorando su altri oggetti.