Gestione del soggetto con cataratta: la prescrizione oftalmica

A CURA DI SOPTI SOCIETÀ OPTOMETRICA ITALIANA

INTRODUZIONE
La cataratta è definita come un’opacità del cristallino capace di produrre una riduzione visiva o una qualsiasi disabilità funzionale misurabile e percepita dal soggetto1. Questo disordine rappresenta la principale fonte di menomazione visiva, determinando in Europa oltre il 20% della cecità2. Sebbene possa essere congenita, traumatica o causata da disordini metabolici, la cataratta senile è la forma più comune e quindi di maggior impatto socio-sanitario3. Il “Beaver Dam Eye Study”, condotto negli Stati Uniti, ha mostrato come circa il 24% delle donne e il 15% degli uomini presentassero una cataratta significativa all’età di 65 anni4.
L’acuità visiva (AV) è frequentemente utilizzata come sintesi della qualità visiva in questi soggetti, ma tale indice non sembra rappresentarne in questi casi una misura esaustiva5-9. In una proporzione di pazienti stimata attorno al 20% la presenza di sintomi (es., abbagliamento) è frequente anche in presenza di eccellenti valori di AV10. Alcune evidenze supportano la teoria secondo cui la qualità della funzione visiva del soggetto con cataratta, descritta tramite la Point Spread Function (PSF), è determinata da due componenti fondamentali e indipendenti tra loro11: le aberrazioni controllerebbero il picco centrale mentre lo straylight – scattering luminoso della radiazione incidente – sarebbe responsabile della zona intermedia e della periferia della PSF11. Lo straylight nella cataratta è ritenuto responsabile di una serie di sintomi quali l’abbagliamento, gli aloni luminosi, visione confusa e riduzione del contrasto cromatico.
Tutti fenomeni invalidanti al punto tale da indurre alterazioni della mobilità dell’individuo8. Il deficit visivo dato dalla cataratta induce un’alterazione funzionale dell’individuo che in misura variabile influenza molte attività del quotidiano12,13. Conseguenze importanti sulla capacità di guidare sono largamente riportate in letteratura12,14. Studi dimostrano come soggetti con cataratta presentino una peggiore performance alla guida e siano esposti ad un maggiore rischio di incidenti rispetto a coetanei sani12.
Allo stesso modo, l’intervento chirurgico di rimozione della cataratta è risultato efficace nel ridurre il rischio di sinistri15,16. In questi termini la presenza di liste di attesa congestionate per gli interventi chirurgici potrebbe esporre gli individui a lunghi periodi di visione sub-ottimale, determinando maggiore rischio di incidenti con relativi costi e morbidità associati16.
Inoltre, la cataratta e una ridotta sensibilità al contrasto (spesso riscontrata in soggetti con questo disordine) hanno mostrato una correlazione positiva con una maggiore instabilità posturale e un rischio maggiore di cadute13,17,18. Vi sono diverse ragioni che potrebbero giustificare tale pericolo nei soggetti con cataratta, indipendentemente dall’età, anche a causa dello sviluppo di errori refrattivi19. Ad esempio, l’annebbiamento indotto da ametropie non adeguatamente compensate in questi soggetti è in grado di peggiorare la stabilità e la mobilità; inoltre l’equilibrio e la percezione della profondità potrebbero risultare alterati in presenza di una anisometropia indotta dalla correzione di difetti refrattivi asimmetrici19

Allegato:
Professional_gestione-del-soggetto-con-cataratta-la-prescrizione-oftalmica_Platform_Optic_gennaio_2019.pdf