Guarneri Ottica – Fulvio Guarneri – Un altro mondo è possibile

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Tre negozi nel raggio di 500 mq all’interno del centro storico di Crema. Una sorta di filiera a km zero dell’ottica.

Avvolto da un’aura di pacatezza e conoscenza, che solo gli amanti della lettura possiedono, Fulvio Guarneri, titolare di Guarneri Ottica, ha scelto di lavorare nel mondo dell’ottica andando in controtendenza con le più basilari regole commerciali.
All’interno dell’isola pedonale di Crema ha infatti aperto tre punti vendita, due di occhiali e uno di applicazioni di lenti a contatto. Eppure la sua visione è risultata vincente tanto da essere affiancato dalla terza generazione, suo figlio Matteo. In questa intervista ci racconta della sua famiglia, da sempre nel mondo dell’occhiale e della contattologia, della sua passione per la politica e per la lettura. Alla base l’idea che un altro mondo sia possibile.

Fin da piccolo è “immerso” nel mondo dell’ottica: quali i ricordi della sua infanzia nel negozio dei suoi genitori?
Il mio mondo nasce tra casa e bottega e tutto si mischiava. I miei genitori non solo erano sposati ma anche soci ed entrambi ottici; da sempre il negozio era anche la sala giochi di noi quattro fratelli. I ricordi sono uguali a quelli di molti colleghi: la mamma al banco e papà che sgrezza le lenti a mano.

Nel 1979 decide di entrare in società con i suoi fratelli ed i suoi genitori. Ci racconterebbe in dettaglio come è avvenuta la decisione e come avete organizzato il vostro lavoro?
L’azienda aveva già 32 anni, i tempi cambiavano e si sentiva il bisogno di forze “fresche”. Mio fratello Ermanno ci lavorava già da alcuni anni. Ampliare l’attività con le forze interne fu la scelta più naturale .

La sua passione sono le lenti a contatto: da dove nasce questo interesse?
Adoro ancora adesso la capacità che quei minuscoli oggetti hanno di poter mostrare un mondo diverso alle persone con problemi di vista. A volte anche di far vedere il bello della vita.
Comunque, mio padre aveva iniziato ad applicarle nel 1964 ed è sempre rimasto un “rigidista” convinto. Ma il mondo stava andando in un’altra direzione e le morbide non gli piacevano molto.

Nel 1983 create una nuova azienda che si occupa solo di lenti a contatto. Come si è sviluppato questo progetto?
Lo devo a mia moglie, il mio Yang, che aveva intuito la necessità di dare al mio lavoro un valore diverso. Avevamo un solo punto vendita con una sala di refrazione e le persone si accumulavano in attesa del loro turno.
Abbiamo creduto che la contattologia meritasse una dignità diversa. Attivato una partita IVA in una nuova sede, all’inizio aprivamo tre pomeriggi la settimana su appuntamento; il successo, dopo pochi mesi, ci portò a cinque pomeriggi ed all’assunzione di una collaboratrice.

Fino a quando rimane in società con i suoi fratelli?
Mia sorella uscì nel 2008 e mio fratello nel 2013. Non fu una questione personale ma avevano semplicemente raggiunto i “limiti di età” e ora si godono la pensione.
Attualmente ho un nuovo socio, mio figlio Matteo, l’unico dei miei tre figli che ha scelto di proseguire nella professione e nella tradizione, oltre a mia moglie che si occupa dell’immagine dell’azienda ed ai miei sei collaboratori che sono ormai un patrimonio aziendale.

Se dovesse pensare alla sua vita professionale: cosa la rende orgoglioso?
Orgoglio è una parola che non mi appartiene. Mi piace pensare di essere stato utile a migliorare la qualità della vita di molte persone. Sono felice di aver trasmesso passione per il mestiere più bello del mondo a mio figlio ed in cambio ho ricevuto un alter ego.

Matteo cosa hai portato nell’attività di famiglia?
Credo di aver portato una visione aggiornata delle procedure di lavoro e una capacità di utilizzare al meglio ciò che la tecnologia ci mette a disposizione.

Fulvio nel suo curriculum vitae c’è anche un’intensa attività politica: perché ha deciso di dedicarvi parte della sua vita?
Politica deriva dal termine Polis (città) e dedicarsi alla cura del bene collettivo, sacrificando una parte del proprio egoismo, dovrebbe essere insito in ogni persona. Ritengo che senza organizzazione e governo ogni società, pubblica o privata è uguale, non possa né esistere né progredire. Ho ricevuto molto dalla mia città e dalla sua gente, mi sentivo in dovere di contraccambiare dedicando tempo ed attenzione prima alla mia città e poi alla mia provincia. E poi Crema è così facile da amare.

Una domanda è d’obbligo: la politica italiana sta attraversando un momento difficile da anni in cui la corruzione sembra essere il Leit Motiv. Cosa pensa di questo aspetto?
Politica e corruzione non sono sinonimi. Ritengo però che normalmente gli elettori eleggano le persone che più le rappresentano. L’Italia da anni è il paese dei “furbetti del quartierino”, lo vediamo quotidianamente in ogni settore, anche nell’ottica. Fa più danno un regalo ad un politico o un imprenditore che con un diploma tiene aperti due o tre punti vendita affidando refrazione e contattologia a commessi senza nessun titolo o preparazione? Sono tutte e due truffe alla collettività.

Quali sono secondo lei i veri valori che un politico dovrebbe seguire a prescindere da qualsiasi situazione si trovi?
Sono gli stessi di ogni persona: onestà e disinteresse. Tra le qualità dovrebbe avere lungimiranza e pazienza.
Detesto la politica attuale urlata e superficiale. Oggi la ricerca del successo elettorale, della vittoria, fa assomigliare la politica ad uno scontro tra tifosi piuttosto che la ricerca di soluzioni condivise. La mancata ricerca di soluzioni da quasi 80 anni ci inchioda alla legge che governa il nostro settore.

Come vede il futuro del settore?
Complicato. Nel liberismo le regole le fa il mercato ma ci possono essere delle leggi che lo governano. I mercati sono cambiati ma per l’ottica rimane la legge del 1928. Gran parte delle nostre competenze rimangono in un limbo medioevale. A volte penso che una legge mediocre ma attuale sia meglio di una decina di proposte di legge in un cassetto.

Cosa dovrebbero fare gli ottici?
Con le catene che hanno il 20% dei punti vendita ogni idea sindacale può essere abbandonata, non ci potrà mai essere coesione o condivisione degli obiettivi. Sono da sempre un fautore della biodiversità, anche nel commercio, e vedere tanti negozi così desolatamente uguali mi rattrista.
Gli indipendenti dovrebbero crescere culturalmente ed imprenditorialmente per creare un’attrattiva commerciale diversa e unica, non copiare la distribuzione organizzata. Negli anni ‘50 i negozi erano piccoli bazar, ma i tempi sono cambiati e come in altri settori gli ottici devono scegliere chi vogliono servire e specializzarsi. È impensabile vedere in certe vetrine premontati mischiati con occhiali di design, sono un nocumento per il mercato. Noi abbiamo scelto di rimanere indipendenti, nelle aree pedonali ed al di fuori dalla grande distribuzione. Per ora il mercato ci ripaga.

Nei suoi rari momenti liberi si dedica alla lettura. Quale genere preferisce?
La storia è la mia passione, ma anche saggistica, romanzi e fumetti di qualità. Ogni momento della vita ha le sue letture preferite che cambiano come gli anni.

Chi sono i suoi autori preferiti e perché?
Da piccolo Salgari e Verne, da giovane ho consumato “Sulla strada” di Kerouac e i fumetti di Hugo Pratt, all’università Steinbeck ed Hemingway, da adulto di tutto.

I libri più belli?
“Cent’anni di solitudine”, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” e “L’inverno del nostro scontento”.

Qual è il libro che le ha cambiato la vita e perché?
Nessuno, sono “mattoncini” Lego che concorrono a formare una persona. Tutta la conoscenza è già stata scritta fin dall’antichità, bisogna solo aggiornare il sapere.

C’è un’abitudine che accomuna alcuni amanti della lettura: finire sempre un libro. Anche lei segue questo filone o lo abbandona se non le piace?
Se non mi piace il modo come è scritto non arrivo a pagina 5!

Cosa sta leggendo?
In questo momento Gramellini. Adoro la sua sensibilità e l’uso di parole “antiche”. E poi il suo ultimo ha un titolo con un certo non so: “Avrò cura di te”. Un titolo emblematico che indica anche la mia missione con la mia clientela.