Il “processo delle 4 R”

Si è affacciata all’eyewear da poco più di un anno Quoise, realtà che si è posta un obiettivo green composto da quattro cardini: recuperare, rigenerare, rifare e re-inventare. Scopriamo il suo design e la sua filosofia attraverso le parole di Fabio Avarello, brand e marketing manager.

Al suono del motto “See the change, Change the sea”, Quoise è una startup che si è posta nell’eyewear con un preciso obiettivo: sensibilizzare le persone sui problemi delle plastiche marine e informare il pubblico che un consumo più consapevole è possibile. Alla base c’è un rigoso processo di riciclo: dare nuova vita agli scarti partendo dai rifiuti. La plastica recuperata in mare (come reti da pesca, le bottiglie e i sacchetti) viene rigenerata grazie a tecnologie all’avanguardia. Nasce così Econyl®, materiale creato da Aquafil, leader mondiale nel settore delle fibre sintetiche, che plasma tutti i modelli del collezione sole, non solo riciclati ma riciclabili all’infinito.

Ma non solo, Quoise produce anche occhiali in bioacetato ed è per statuto una società benefit a responsabilità limitata. Infine, fin dalla sua nascita ha scelto di condividere con l’associazione ambientalista Marevivo Onlus la mission per la difesa del mare.
Nel 2022 il sodalizio si amplia e prenderà vita nell’ambito della campagna nazionale “Adotta una spiaggia”, con cui l’Associazione promuove attività di pulizia ed educazione ambientale, monitoraggio e valorizzazione di decine di spiagge in tutta Italia.

COME NASCE IL PROGETTO DI QUOISE EYEWEAR?
Quoise nasce nel 2020 dalla profonda intesa di noi fondatori (ndr. oltre a Fabio ci sono Alice Mentasti e Stefano Lanzi), che siamo legati dalla voglia di rendere il mondo migliore attraverso una nuova visione di prodotto e imprenditoriale. La passione per il mare è l’elemento primario che accomuna noi tutti e il turchese (“turquoise” in inglese e anche francese, seppur con pronunce differenti) è il colore che più rimanda agli angoli d’incomparabile bellezza di certi angoli del mondo marino. “Quoise”, il nome che abbiamo scelto per il nostro brand, ne è l’abbreviazione, e quindi rappresenta anche, in sintesi, la bellezza di tutti i mari. Inizialmente abbiamo scelto di concentrarci sull’occhiale da sole. Questo perché è un accessorio che tutti noi amiamo indossare in prima persona e che meglio si può abbinare alla quotidianità di chiunque, all’attività all’aria aperta e alla vita in spiaggia. Due anni fa questi erano tutti “magnifici miraggi”. Forse è stata proprio questa la spinta (ottimistica) che ci ha indirizzato e motivato nel progetto.

QUAL È LA VOSTRA MISSION?
La mission è chiara: sensibilizzare le persone sui problemi delle plastiche marine e informare il pubblico che un consumo più consapevole è possibile; gli occhiali Quoise, ad esempio, possono essere riciclati un numero infinito di volte, abbattendo i consumi di produzione del 95%. Rendersi conto che ci sono sempre più alternative alla plastica tradizionale è un buon punto di partenza per far diventare i nostri mari un posto migliore. Ecco anche il motivo del nostro claim: “See the change, Change the sea”. Inoltre, Quoise è per statuto una società benefit a responsabilità limitata e ciò significa che noi soci ci obblighiamo nel concreto a reimmettere in circolo una parte dei nostri ricavi, al fine di lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato. In questo senso, va letta la nostra partnership consolidata con Marevivo Onlus, la più prestigiosa e solida associazione che opera da quasi 40 anni nella tutela dei nostri mari, a cui doniamo 5 Euro per ogni occhiale venduto.

COME VIENE ESPRESSA LA SOSTENIBILITÀ NEI VOSTRI PRODOTTI?
Diciamo che posso rispondere con ciò che noi definiamo il “Processo delle 4 R”: recuperare, rigenerare, rifare e reinventare. Te li spiego singolarmente.
Recuperare: si comincia con il recupero di rifiuti come reti da pesca, scarti di tessuto, moquette usate, plastica industriale proveniente da tutto il mondo. Una volta raccolti vengono ripuliti e ha inizio la lavorazione per recuperare tutto il nylon possibile.
Rigenerare: attraverso un innovativo processo di purificazione, i rifiuti di nylon vengono rigenerati fino a tornare alle loro qualità iniziali, il nylon rigenerato Econyl ha le stesse caratteristiche del nylon da fonte vergine o da petrolio, senza nessuna differenza di qualità e prestazioni.
Rifare: il nylon rigenerato Econyl viene poi trasformato in pellet di nylon ideali per i nostri occhiali.
Re-inventare: questo stesso nylon può essere riciclato all’infinito, senza mai perdere le sue qualità. L’obiettivo futuro è quello di creare prodotti che contengano Econyl e che a fine vita possano tornare allo step 1 del processo di rigenerazione.

DEFINITE I VOSTRI OCCHIALI “PROGETTATI IN MODO DEMOCRATICO”: COSA SIGNIFICA?
Sia il concept in termini di stile, forma e colori che il posizionamento prezzi al consumatore finale, che va dai 119 ai 139 Euro per la collezione da Sole realizzata in Econyl e dai 142 ai 158 Euro per la collezione da Vista realizzata in Bio-Acetato, in entrambi i casi interamente e realmente 100% Made in Italy, consentono una fruizione potenziale per tutti. Vogliamo che Quoise sia adatto trasversalmente per un uso quotidiano a tutti i target di consumatori, in termini di target d’età, sesso e necessità varie di utilizzo. Per noi, “democratico” significa dare questa opportunità ai più, essendo inclusivi e concretamente eco-sostenibili.

QUALE SARÀ IL FUTURO DEL DESIGN DEGLI OCCHIALI ECOSOSTENIBILI?
Così come nell’intero sistema moda/accessori la sostenibilità degli occhiali sarà una sfida sempre più prioritaria per le aziende. È il consumatore che lo chiede e che oggi ha la cultura per identificare operazioni di marketing e di mero green washing. Nel mondo dell’ottica l’obiettivo sostenibilità ritengo potrà essere imprescindibile. Perché l’occhiale è anche un presidio medico e di conseguenza genera consumi elevati. Il design consapevole dovrà quindi essere necessariamente generato dal profondo studio dei materiali, della loro origine e dall’opportunità di perfezionare un sistema circolare che ne consenta smaltimento e riciclo. Passando naturalmente attraverso processi produttivi a filiera corta ed etici.