Ingegno pionieristico

A Roma c’è un centro ottico dedicato esclusivamente ai bambini: Optikid. Dietro a questa straordinaria realtà ci sono Francesca Benedetti e Stefano Bernabei, un duo di ottici che guida l’azienda e una coppia anche nella vita.

Grazie a complicità e lungimiranza, empatia e apertura mentale, Francesca Benedetti e Stefano Bernabei, fondatori di Optikid, hanno reso possibile il primo centro ottico dedicato ai bambini. La loro capacità di muoversi con agilità tra diversi ambiti – Francesca è architetta e Stefano sceneggiatore – ha permesso di realizzare un sogno che inizialmente era solo di Stefano, ma che è diventato anche di Francesca. Innovatori in un campo che allora sembrava utopistico, hanno creato un modello complesso basato sui desideri e le necessità dei piccoli clienti. Anni di esperienza hanno permesso loro di sviluppare un approccio che include la consulenza di specialisti come psicologi e pedagogisti. La loro storia è splendida perché trasuda amore in ogni suo dettaglio.

STEFANO, SEI NATO COME OTTICO. È UNA TRADIZIONE DI FAMIGLIA?
Sì, mio padre e, a sua volta, il padre di mio padre, erano ottici. Ho iniziato a lavorare con lui in età adulta, provenendo da esperienze in settori completamente diversi: mi sono laureato in legge e ho lavorato come sceneggiatore. Tuttavia, il DNA ha prevalso e mi sono ritrovato nell’azienda di famiglia. Fin dall’inizio avevo il desiderio di creare un negozio attraente e accogliente per i bambini. Questo pensiero mi ha accompagnato per anni fino a quando ho incontrato Francesca. Ci siamo fidanzati, abbiamo iniziato a vivere insieme e, vent’anni fa, abbiamo realizzato il nostro sogno aprendo Optikid. La prima volta che ho alzato la serranda e sono entrato nel negozio, ho visto il mio sogno realizzarsi. È stata un’emozione unica che provo ancora oggi, perché non si può lavorare con i bambini senza pensare all’amore.

FRANCESCA, COME AVETE PENSATO DI CREARE UN CENTRO DEDICATO ESCLUSIVAMENTE AI BAMBINI? AVETE INTEGRATO ALTRE COMPETENZE ED ESPERIENZE?
Sono entrata per caso in questo progetto, non sapevo nulla di ottica o occhiali, conoscevo solo la mia esperienza personale di bambina che ha portato gli occhiali molto presto. Ho avuto un rapporto complesso con questo oggetto, ma sapevo che Stefano voleva concretizzare il suo sogno. Abbiamo trovato un luogo ideale vicino al negozio dei genitori di Stefano, con caratteristiche particolari come stigliature di pregio provenienti dalle manifatture di Cinecittà. Mi affascinava l’idea poetica di un negozio che rappresentasse l’inizio di un viaggio. Così, quando si è liberato quel locale, abbiamo deciso di aprire lì il nostro negozio. Inizialmente mi sono occupata dell’allestimento degli spazi, rendendomi subito conto che non esistevano modelli a cui ispirarsi per esporre gli occhiali da bambino. Abbiamo dovuto inventare tutto. Mi sono appassionata a questo lavoro, tanto da prendere il diploma di ottico. Oggi mi considero un “architetto della visione”.

COME MUTA IL VOSTRO APPROCCIO MAN MANO CHE I VOSTRI CLIENTI CRESCONO?
Stefano: Nel nostro settore, dobbiamo adattarci rapidamente ai cambiamenti. Le nuove generazioni hanno esigenze e passioni diverse, e molti genitori non trattano più i bambini come tali. Il nostro negozio deve essere flessibile e capace di adattarsi. Studiamo e collaboriamo con psicologi, pedagogisti e altre figure per capire dove e come apportare modifiche. Dobbiamo essere sempre pronti a inseguire i cambiamenti, come un leone che insegue una gazzella.

COME AFFRONTATE IL RAPPORTO CON I GENITORI CHE SPESSO FANNO FATICA AD ACCETTARE GLI OCCHIALI PER I LORO FIGLI?
Francesca: Il genitore è spesso una persona che ha vissuto in modo negativo l’esperienza di portare gli occhiali. Apprezziamo i genitori che vengono a parlarci prima di portare i figli, perché possiamo dissipare le loro ansie. Con empatia e professionalità, riusciamo quasi sempre a gestire l’ansia dei genitori per poi dedicarci al bambino. Abbiamo anche coinvolto psicologi e pedagogisti per migliorare il nostro approccio.

AVETE IDEATO SOLUZIONI NEL LAYOUT DELLO STORE PER LIMITARE L’INFLUENZA DEI GENITORI NELLA SCELTA DEGLI OCCHIALI?
Francesca: Sì, abbiamo tolto gli specchi con l’aiuto dei bambini, perché non si specchiano! L’occhiale deve essere scelto e sentito dal bambino. I bambini oggi vedono l’occhiale come un oggetto tecnologico e performante, e più tecnologia inseriamo, più saranno contenti. Ovviamente nel processo di scelta viene coinvolto anche il genitore, non è un elemento esterno o estraneo. Stefano: Spieghiamo ai genitori che il bambino porterà l’occhiale solo se loro lo accetteranno. Il bambino spesso guarda l’espressione dei genitori per capire se l’occhiale va bene. Dobbiamo cercare di far sì che il bambino scelga in modo sereno, coinvolgendo anche il medico oculista e l’ortottista.

COLLABORATE MOLTO CON GLI ORTOTTISTI?
Stefano: Sì, tantissimo. Per otto anni non avevamo una sala di misurazione e lavoravamo solo su prescrizione. L’ottico deve conoscere le patologie del bambino, le peculiarità delle montature e delle lenti, e deve avere il coraggio di confrontarsi con il medico per raggiungere l’obiettivo terapeutico. Ancora oggi, per scelta etica e professionale, non misuriamo la vista ai bambini.

IL MERCATO DEI PRODOTTI PER BAMBINI È CONSIDERATO DI NICCHIA. AVETE AVUTO DIFFICOLTÀ A CREARE UN LISTINO PRECISO?
Stefano: Il mercato dei bambini ha una prospettiva internazionale. Alcune aziende si sono lanciate nel business, ma altre ancora non sanno che direzione prendere. I primi anni non sono stati facili, ma abbiamo capito che bisogna avere uno spirito bambino per rapportarsi a questo mondo. Fare buoni prodotti per bambini creerà buoni portatori d’occhiali adulti. Francesca: Siamo stati utili nell’intercettare e veicolare la domanda di prodotti che non esistevano, offrendo anche consulenza alle aziende. Ad esempio, abbiamo creato con Ital-Lenti un listino ad hoc.

ESISTONO POCHI PRODOTTI DI CONTATTOLOGIA PER BAMBINI. STATE LAVORANDO ANCHE IN QUESTA DIREZIONE?
Stefano: Sì, ma non è facile instaurare rapporti con le multinazionali. C’è molto spazio su cui lavorare, soprattutto pensando che un giovane portatore di lenti a contatto sarà un portatore anche da adulto.

COSA SUCCEDE QUANDO I VOSTRI CLIENTI DIVENTANO ADULTI? LI SEGUITE ANCORA?
Francesca: Sì, abbiamo creato Visionarea, uno spazio per traghettare i nostri clienti cresciuti. Stefano: Il range dei clienti va dai 12 ai 40 anni.

AVETE IN PROGRAMMA L’APERTURA DI ALTRI CENTRI SPECIALIZZATI PER BAMBINI?
Francesca e Stefano: Ci piacerebbe molto, ci stiamo pensando seriamente.

Ph. Guido Stazzoni

Simona Finessi