IRSOO – Istituto di Ricerca e di Studi in Ottica e Optometria – Alessandro Fossetti

 

di Paola Ferrario

“Una formazione prima dignitosa e poi continua” è la chiave del futuro della professione secondo Alessandro Fossetti, Direttore IRSOO – Istituto di Ricerca e di Studi in Ottica e Optometria.

In questa intervista il Professore ci offre un’analisi lucida dell’attuale stato della professione, sia per quanto riguarda l’ottico che l’optometrista. Le sue previsioni sul futuro sono realistiche e inevitabili. “Tutto scorre” anche tra gli studenti.

Quali sono a suo parere le criticità attuali nel percorso di formazione dell’ottica e dell’optometria?
Per la prima le criticità sono le stesse di sempre: grandi disparità di preparazione tra gli istituti professionali ad indirizzo ottico presenti nelle varie regioni italiane e per i corsi biennali post maturità…
Dovrebbe essere il mercato a fare una selezione. Purtroppo ho l’impressione che franchising e catene non abbiano fino ad oggi brillato in fatto di selezione del personale; del resto, quando si dà troppo spazio a fattori come basso costo e sconto piuttosto che alla qualità del servizio, non si può stare a guardare tanto per il sottile. E questo vale purtroppo anche per una parte degli ottici indipendenti, che non riescono a capire che la loro lotta per il successo duraturo passa per la professionalità e quindi per una formazione prima dignitosa e poi continua.
Mi pare però che in quest’ultimo periodo, anche da parte delle catene, ci siano stati degli accenni ad un diverso modo di vedere il loro lavoro, almeno dichiarando di voler dare più importanza alla qualità del servizio e alla professionalità. Questo vorrebbe dire selezionare meglio il personale e utilizzare scuole di eccellenza per l’aggiornamento dei propri dipendenti, magari invertendo il criterio di scelta: privilegiare la qualità del percorso formativo rispetto alla comodità logistica. Speriamo che qualcosa cambi.

E quali invece le criticità per l’optometria?
In Italia abbiamo due percorsi formativi: quello per così dire storico, costituito dal “corso di specializzazione” effettuato dopo l’acquisizione dell’abilitazione di ottica, al quale si è sovrapposto, a partire dal 2002, il corso di laurea in ottica e optometria. Purtroppo coloro che hanno permesso la realizzazione del corso di laurea hanno dato fin dall’inizio a questa scelta un’impostazione di superiorità che rende difficile la collaborazione tra professionisti che, pur con un diverso percorso formativo, dovrebbero svolgere lo stesso lavoro. L’optometria esiste e viene praticata in Italia fin dagli anni ’60; da allora sono stati formati tanti optometristi nei corsi di specializzazione. Il corso di laurea è stato possibile solo grazie alla presenza di questi professionisti, che hanno potuto insegnare l’optometria agli studenti universitari. Oggi, a sentire alcuni dei rappresentanti dei laureati, sembra che l’optometria quasi non esistesse prima di loro.
E invece di andare avanti insieme, si cercano le strade per andare avanti da soli, lasciando volentieri indietro gli altri.
Ho paura che non andremo da nessuna parte, ancora una volta.

Ma quindi l’esperienza della laurea la giudica negativa per il futuro dell’optometria?
Neanche per sogno, non ho detto questo. Nel nostro istituto abbiamo sia il corso di laurea che quello di specializzazione in optometria. Sono due corsi rivolti a due tipologie diverse di persone e quindi non sono di fatto in concorrenza l’uno con l’altro, se non per numeri risibili. Ho ben chiaro che con il riconoscimento della professione il percorso formativo dovrà automaticamente diventare universitario e che i corsi di specializzazione in optometria saranno destinati a chiudere. Ma fino a quel momento, non mi pare il caso di rinunciare a formare altri optometristi, che possono andare ad aumentare la massa critica dei professionisti che svolgono un ruolo sociale importante, nella correzione dei difetti visivi e nella prevenzione e mantenimento della salute visiva. È proprio quel ruolo che potrà essere fondamentale per il processo di riconoscimento della figura di optometrista. Ma sarà importante anche il numero di operatori disponibili, e si capisce bene che la divisione non aiuta.

Quali sono invece gli upgrade che sono stati attuati negli anni e quali gli aspetti positivi?
Il mondo dell’optometria è cambiato, perché sono cambiate le necessità della popolazione con problemi della vista. L’optometrista potrebbe essere il professionista giusto per dare una mano al servizio sanitario nazionale, per fare informazione e prevenzione. La sua azione potrebbe essere vista come ausiliaria della salute, senza la pretesa di essere per forza riconosciuti come figura sanitaria. Del resto questa differenza ha un senso ed era ben presente in passato.
Molti vantaggi verrebbero alla popolazione, ma anche agli oculisti, che vedrebbero aumentare significativamente il numero dei loro clienti, proprio grazie all’azione preventiva stimolata da ottici e optometristi.

Quali sono gli aspetti di eccellenza del suo Istituto?
A partire dal 2011 sono stati apportati molti cambiamenti all’IRSOO.
Non mi riferisco solo all’ampliamento della struttura e alla realizzazione di un centro di ricerca. Già prima che iniziassero i lavori di ampliamento, avevamo fatto scelte importanti, rivisitando i contenuti dei vari corsi, soprattutto quello di optometria, con il consolidamento di un indirizzo culturale fondato sull’evidenza scientifica, per avvicinarlo sempre più agli standard europei. Avevamo già iniziato a costruire una significativa attività sperimentale e abbiamo avviato un nuovo programma di formazione continua su temi di assoluta attualità e importanza per l’attività professionale dell’ottico e dell’optometrista.
Sono tutti aspetti che ci caratterizzano e ci consentono di presentarci come un polo formativo che non è secondo a nessuno in Italia.

State attuando una strategia di espansione sul territorio italiano: ci racconterebbe questo percorso?
In realtà non vogliamo affatto espanderci, ma diffondere l’aggiornamento e la formazione continua nelle varie regioni italiane. È semplice: vogliamo portare in giro la nostra formazione per mostrare cosa facciamo e quanto i nostri corsi possano veramente essere di supporto all’attività professionale di ottici e optometristi. Chi ci segue abitualmente non torna mai a casa senza portarsi dietro qualcosa che utilizzerà per migliorare la propria attività professionale; vogliamo provare a dimostrare, anche a coloro che hanno difficoltà a venire a Vinci, che è davvero così, in modo che possano trovare validi motivi per venire in futuro anche a qualche corso in sede.
Siamo già partiti con un corso sulle progressive, a Padova, che sarà replicato in autunno sia a Milano che a Roma; proseguiremo con corsi sulle lenti a contatto e sulla misura della refrazione oculare con tecniche binoculari. Altri temi importanti che andremo a sviluppare fuori sede saranno l’optometria pediatrica, l’optometria geriatrica e l’ipovisione. Stiamo mettendo a punto un solido programma di formazione che sarà reso noto nelle sue varie componenti per mezzo del nostro sito e mediante informazioni diffuse attraverso le newsletter e i social media.