La Bottega dell’Ottica – Susi Menchicchi – Scatti con il cuore
Fin dall’inizio l’ottica e la fotografia sono state associate. Con il tempo, la seconda ha subito forti cambiamenti legati all’introduzione della tecnologia digitale. Ciononostante c’è sempre un comune denominatore tra le due.
Susi Menchicchi, la protagonista di questa intervista, paradossalmente non ha mai scisso questo legame perché alla professione di ottica affianca in maniera dilettantesca quella di fotografa durante le sue innumerevoli peregrinazioni per il globo. Susi inaugura ‘La Bottega dell’Ottica’ nel marzo del 1977 a Galciana, nella prima periferia di Prato.
Fin da subito l’attività si distingue per la professionalità dei servizi offerti e la qualità dei prodotti.
Nel 1987, dopo 10 anni di sviluppo costante, la Menchicchi viene affiancata da sua sorella Sara, anch’essa ottica e contattologa. Si forma così un binomio fatto di competenza, di sensibilità commerciale, di attenzione alla moda e, soprattutto, di grande disponibilità per i clienti.
Nel marzo 2000 Susi e Sara decidono di fare il grande passo e trasferiscono la loro attività in un locale più grande, di 168 mq, nella zona nuova di Galciana.
La scelta si rivela vincente per fronteggiare la crescita del volume d’affari e per migliorare ancora i servizi alla clientela. Nel 2004 entra a far parte dello staff Alessandro, marito di Sara, che apporterà le sue intuizioni di mercato in un mondo che era solo femminile.
Nel gennaio del 2010 il negozio è oggetto di un profondo restyling strutturale.
All’inizio eravate uno staff tutto al femminile: lei e sua sorella Sara. Cosa vi ha spinte a lavorare insieme?
In realtà è stata una necessità: ero sola e mia sorella stava finendo gli studi e, contestualmente, ha deciso di intraprendere questa strada perché era la soluzione più veloce a livello professionale.
Forse vedeva uno sbocco sicuro per il suo futuro.
Quando avete deciso che avrebbe intrapreso la professione di ottico?
Nel lontano 1975 lavoravo come impiegata presso l’Istituto Geografico De Agostini di Novara e il mio datore di lavoro mi propose di iscrivermi alla scuola di ottica a Vinci perché gli sarebbe piaciuto aprire un negozio. In realtà, poi i suoi piani non sono andati in porto perché ci ha lasciati. Ho comunque deciso di continuare perché avevo davanti una grande opportunità e sarebbe stato sciocco non continuare. Inizialmente, ho aperto un negozio in società con un mio collega ma questa esperienza, per una serie di motivazioni, è durata solo 18 mesi. Era un periodo difficile, segnato da un grave lutto nella mia vita ma, siccome sono una persona tenace, sono andata avanti comunque. Dopo 10 anni è arrivata mia sorella.
Ha qualche rimorso?
Assolutamente no, sono felice di avere intrapreso questa strada. È stata ed è un’esperienza molto bella.
Quali sono le vostre peculiarità?
I nostri clienti dicono che siamo sempre molto attente nei loro confronti, che abbiamo cura dei particolari e da noi trovano prodotti diversificati.
Ci spiegherebbe come `coccolate le vostre clienti’?
In diversi modi: attraverso l’organizzazione di eventi e con azioni mirate sul cliente. Nel mese di luglio, ad esempio, organizziamo sulla nostra terrazza bellissime cene accompagnante da musica jazz, oltre ad eventi dedicati durante l’anno come le sfilate di moda, nel centro storico di Prato e nella nostra periferia… Un evento che ha riscosso un forte successo è stato “Star per una sera”: un fotografo ha immortalato le nostre clienti le cui foto sono state pubblicate sulla nostra pagina di Facebook, la più votata ha ricevuto un regalo. Un’altra “coccola” viene dedicata alla consegna degli occhiali che per noi è diventata un “rito”: oltre l’astuccio diamo un sacchetto di organza impreziosito da uno spruzzo di profumo. Il cliente apprezza molto questa abitudine.
Ha parlato anche di prodotti diversificati…
Nel nostro negozio abbiamo, oltre alle classiche firme, anche gli occhiali di designer alternativi come Touch, Theo… Non è semplice vendere gli occhiali di nicchia perché siamo in una realtà di paese. Abbiamo però clienti che ci chiedono questi prodotti, anzi, quando vengono nel nostro punto vendita sono sicuri di trovarli. Inoltre trattiamo anche oggetti particolari tipo collane, bracciali etnici, mobiletti con cassetti, portaocchiali che facciamo venire dal Vietnam e che sono difficili da trovare nella nostra città.
Come state affrontando questo momento di crisi?
Innanzitutto non ci facciamo prendere la voglia di svendere. Credo che riusciranno a sopravvivere solo quelle attività che tengono duro e non si inginocchiano, coloro che curano al massimo la loro professionalità, si aggiornano costantemente e utilizzano prodotti ad alta tecnonologia.
Siete indipendenti o appartenete a qualche gruppo?
Facciamo parte del Gruppo Oxo per il quale da oltre 10 anni sono anche la referente per la Toscana/ Emilia in qualità di Presidente della cooperativa locale A.T.O (Associazione Toscana Ottici). Nonostante il mercato abbia subito un forte cambiamento da quando ci siamo uniti in questo `viaggio’, siamo soddisfatti di “appartenere” ad un gruppo dove la priorità è la professionalità.
Alcuni anni dopo l’entrata di sua sorella, si è unito a voi suo cognato Alessandro. Come si è inserito nel team?
Alessandro cura il magazzino, ci aiuta negli acquisti e nella vendita. È molto attento alla moda, requisito essenziale per gli acquisti delle montature e, in più, è dotato di un’eccezionale memoria fotografica, caratteristica fondamentale nel trattare con il cliente. Il suo apporto è veramente prezioso.
Quali sono le caratteristiche del layout del vostro negozio?
Siamo un punto vendita moderno, molto minimalista e luminoso. Abbiamo un negozio di 168mq, di cui circa 100mq dedicati alla vendita e alle vetrine, due sale di refrazione e contattologia, un laboratorio e un magazzino.
Da sempre ha due hobby: la fotografia e i viaggi.
La prima è nata quando ero ragazzina perché, tra le tante esperienze professionali, ho lavorato per qualche tempo per un fotografo. Devo essere sincera, non era una vera e propria passione… è nata quando ho iniziato a viaggiare e quando ho comprato la mia prima Reflex. Tre anni fa in Etiopia ero con due fotografi bravissimi e si è scatenata in me qualcosa che non saprei descrivere. Quando sono tornata, ho deciso di fare una mostra fotografica nel mio negozio dedicata a questo viaggio insieme a questi due miei amici dal titolo “Etnie della Valle dell’Omo”. Si è rilevata un grande successo! È stata molto apprezzata.
Ha mai fatto concorsi fotografici?
Sì, ne ho anche vinti due! Il primo, il concorso fotografico organizzato da “Orizzonti e Cultura” con una sezione dedicata a Tiziano Terzani, ho vinto nella categoria “Immagini” (destinata ad opere fotografiche aventi per tema i Ritratti), con la foto di una donna indiana avvolta nel suo bellissimo sari mentre spaccava le pietre. Il titolo che avevo scelto era “Avvolta in stupefacenti colori”. L’anno dopo ho vinto con la foto `Le porte della conoscenza’. Era l’immagine di un monastero in Vietnam con delle porte rosse aperte.
Che tipo di foto preferisce realizzare?
Mi piace immortalare le persone, amo stare con la gente. Mi piace lo stile da “fotoreporter”. Viaggiando `rubo’ qualsiasi cosa che c’è da fotografare… ma soprattutto persone, volti, sguardi, attimi dove cerco di percepire l’anima dell’individuo.
Dove ha fatto il primo viaggio?
Nel lontano 1980 sono andata in Russia, quando San Pietroburgo era ancora Leningrado. È stato un viaggio bellissimo e divertentissimo.
Qual è stato il luogo che le ha dato più emozioni?
Che domanda difficile! Ogni posto è un’emozione. Credevo che esistesse il mal d’Africa e pensavo che se ne potesse uscire ma non è stato così, poi sono stata in Asia e… mi è venuto il `mal d’Asia’ e non è mai passato! In generale, mi affascinano i popoli culturalmente molto lontani da noi, dai quali cerco di assaporare ogni abitudine, in silenzio e con grande rispetto. Tutto ciò mi arricchisce. Quando torno a casa, oltre alle valigie, riporto un grande bagaglio di conoscenza… una ricchezza senza prezzo!
L’incontro più bello?
Vari ma quelli che mi sono rimasti più nel cuore sono stati con i bambini. Ricordo anche l’incontro con una donna indiana con grossi problemi fisici la quale, senza proferire alcuna parola, se non il saluto indiano “Namaste”, mi ha sfiorata: è stato come toccasse il mio cuore con il suo sorriso. In Birmania, il mio primo viaggio in Asia, sono invece stata folgorata dai monaci buddisti, dal silenzio e dalla pace che si viveva nei loro monasteri.
Dove non tornerebbe?
In realtà, vorrei rifare tutti i miei viaggi per poter approfondire le mie conoscenze e scoprire qualcosa di più su quei magnifici luoghi. Però, contemporaneamente, ho paura che tornare a distanza di tempo si sciupino i ricordi che porto nel mio cuore.
Quanti viaggi fa in un anno?
Uno importante e poi piccoli viaggi di qualche giorno.
Sbaglio o predilige l’estero?
La nostra bella Italia l’ho già visitata in età più giovane.
Quale meta ha scelto per il prossimo viaggio?
Torno in India e vado a Mumbay a vedere il Grande Slum, una baraccopoli gigante dove penso mi strapperanno l’anima. Proseguirò per il Gujarat in occasione della festa dei colori Holi, poi andrò a vedere i leoni asiatici nel Sasan Gir entrerò nel Runn, una grande depressione salina, e a Palitana dove, dopo ben 4000 scalini, appariranno 800 monasteri colorati.
Chi organizza i suoi viaggi?
Se ho agganci sul posto li organizzo dall’Italia, se no mi affido alla mia storica agenzia. A breve, come le dicevo, partirò per l’India, e sono riuscita ad organizzare il tutto da qui con una guida locale conosciuta in un precedete viaggio. Che dire… Buon viaggio! Grazie.