La chiave della memoria

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Perché ricorrere alla visualizzazione creativa?

Si tratta di una caratteristica fondamentale per ogni venditore, dunque per ognuno di noi. Il leggendario Pico della Mirandola, dotato di memoria straordinaria, diceva che in realtà la memoria è come un muscolo.
Non c’è memoria buona o memoria cattiva.
Ci sono solo memorie allenate o memorie atrofizzate. Eppure, in alcune cose tutti noi siamo capaci di memorizzare velocemente e per sempre.
In altri settori della nostra vita, non riusciamo a memorizzare neanche il numero di cellulare del nostro partner.
Come è possibile? A livello scientifico, in realtà, è stato dimostrato che è un problema di immagazzinamento dell’informazione e di suo utilizzo nel momento in cui serve.
Ma fin lì, poco ci possiamo fare. A me preme ricordare un paio di cose.
Innanzitutto che per oltre il 50% la memoria funziona dal punto di vista visivo (qualcuno si spinge oltre e dice addirittura 74%). È indubbio che se la solita edicola di fronte a cui passiamo ogni giorno per andare al lavoro un martedì qualsiasi è in fiamme, ce la ricorderemo molto più facilmente.
Però, talvolta è un profumo a farci riemergere certi ricordi o una canzone particolare. Ci sono decine di libri e molti metodi di memorizzazione che aiutano a immagazzinare le informazioni. Io ne frequentai uno 15 anni fa basato su un sistema di crittografia che trasforma tutto l’alfabeto in numeri da 0 a 9. Facendo così, ogni parola può essere trasformata in numero e soprattutto ogni numero può essere memorizzato con delle consonanti e vocali. Memorizzare un numero di telefono, un dato numerico, la pagina di un libro diventa così un gioco.
Ma riporto, per chi ancora non lo sapesse, il più vecchio di tutti i metodi che vanta sempre un’incontrastata validità, quello ciceroniano.
Il grande oratore, infatti, per ricordare i suoi discorsi che talvolta duravano anche due ore, li suddivideva in parole chiave. Elencava su un foglio le parole chiave e procedeva alla loro memorizzazione.
Farlo contando solo su uno sforzo era pericoloso, visto che poi in pubblico l’emozione e gli imprevisti giocano brutti scherzi. Così, associava visivamente (memoria visiva) ogni singola parola ad un punto particolare del percorso che faceva ogni giorno per andare dalla propria abitazione al Foro.
Chiunque di noi, chiudendo gli occhi, saprebbe descrivere in quel percorso se viene prima una piazza o un palazzo particolare o una fermata dell’autobus. Oppure si possono associare le parole all’arredamento della propria camera: si entra e la prima cosa a destra qual è? Un comodino. Sopra di esso visualizzo la parola ‘apertura’ vedendo magari una grande finestra che si apre su una visione strana (link alla parola ‘apertura del discorso’).
Quel comodino è fatto di tre cassetti. Apro il primo e ci metto dentro la parola ‘conti’, visualizzando dei soldi. Nel secondo infilo la parola ‘costruzioni’, visualizzando magari una gru che spunta dal cassetto. Poi passo al terzo e poi al letto accanto che avrà due cuscini, un lenzuolo e un piumone.
Poi, passo all’altro comodino, allo scendiletto e alla finestra che si apre accanto. E così via, giocando su tutti i dettagli che conosco della mia stanza e di cui ho bisogno.
Ora, mi rendo conto che chi non conosce questa tecnica possa pensare che io abbia la febbre, ma garantisco che, se l’esercizio viene fatto nella maniera corretta, i risultati già al primo tentativo sono sbalorditivi! Facendo così io ho memorizzato un libro di 300 pagine. Certo, ho impiegato una settimana, ma 300 pagine sono tante! E se mi sforzo qualcosa mi ricordo ancora oggi, dopo 15 anni!
Uniche osservazioni fondamentali:
1. bisogna crederci
2. la visualizzazione creativa deve essere ‘vera’, cioè devo veramente sforzarmi di vederla anche solo per un attimo quella gru che esce dal cassetto. Se no, la dimentico in poche ore
3. le associazioni devono seguire la regola dello ‘strano e diverso’. Se visualizzo una gru in un piazzale dove avvengono dei lavori in un cava, la memorizzazione dura pochi giorni. Se io visualizzo ovvero vedo concretamente una gru che esce dal cassetto del mio comodino del letto, quel concetto legato alla parola “costruzioni” io non lo dimenticherò più. Il nostro cervello è intelligentissimo in queste cose, fidatevi di lui.
Per ripassare il discorso, sarà sufficiente osservare la vostra stanza come non l’avete mai guardata!
È necessario fare un ultimo richiamo molto utile al nome delle persone. Siamo tutti attaccati a poche cose quanto al nostro nome e cognome.
Sono importanti per noi. Questo è il banale ma fondamentale motivo per cui chiamare una persona per nome è una via preferenziale per creare con lei un link. A patto, ovviamente, di pronunciare correttamente il suo nome, perché se è fortemente soddisfacente essere riconosciuti da una persona che non vediamo spesso o non incontravamo da un po’ di tempo, è altrettanto seccante essere chiamati o riconosciuti da qualcuno che sbaglia clamorosamente il nostro nome o la sua pronuncia.
Capirete che su questo argomento, in particolare, ho il dente un po’ avvelenato visto il cognome che porto…