La retinoscopia può avere ancora un ruolo nella diagnosi del cheratocono?

sopti_platform_otpic

In collaborazione con Società Optometrica Italiana SOPTI

Susanne Goebelsa*, Barbara Käsmann-Kellnera, Timo Eppigb, Berthold Seitza, Achim Langenbucherb Department of Ophthalmology, Saarland University Medical Center, Kirrberger Strasse 100, Bldg. 22, 66421 Homburg, Germany b Experimental Ophthalmology, Saarland University, Kirrberger Strasse 100, Bldg. 22, 66421 Homburg, Germany

Il cheratocono è un’ectasia non infiammatoria della cornea, caratterizzata da una forma conica del tessuto, derivata da un assottigliamento dello stroma.
Questo assottigliamento, può portare ad astigmatismo irregolare, miopia, o protrusione della forma, causando un progressivo deterioramento della performance visiva1. Il cheratocono è generalmente bilaterale, per lo più diagnosticato nella seconda o terza decade della vita, con una incidenza di 55:100.0001-3 e con prevalenza maggiore nei maschi rispetto alle femmine. La diagnosi di cheratocono è semplice in presenza di segni clinici, come ectasia corneale o assottigliamento, abrasioni, strie di Vogt o anello di Fleischer; ma in stadi meno avanzati (forma frusta), o diagnosi non chiare, è necessaria un’ulteriore indagine.
Per assistere l’esaminatore nella diagnosi del cheratocono, sono disponibili molti strumenti diagnostici di alta tecnologia: dal topografo, al tomografo, dall’aberrometro, fino alla valutazione della biomeccanica corneale4. Accanto a questi strumenti tecnologici, la retinoscopia classica è stata usata per anni nella classificazione del cheratocono.
Nonostante la retinoscopia richieda molto allenamento, può essere utilizzata qualora non si abbia a disposizione una differente valutazione strumentale, oppure in pazienti poco collaborativi, come nei bambini e/o nei portatori di handicap, o semplicemente laddove strumenti sofisticati non siano disponibili. La retinoscopia consente la misura dello stato refrattivo, mediante l’osservazione dell’ombra del riflesso retinico.
Nel cheratocono e negli astigmatismi in genere è visibile un fascio luminoso pupillare non uniforme e, in particolare nel cheratocono, il fascio luminoso mostra una direzione nel centro pupillare contraria a quella della periferia.
Questa forma particolare del fascio retinoscopico nel cheratocono viene detto “fascio a forbice”. In questo studio viene comparata la retinoscopia con tre altri metodi diagnostici usati nella clinica di routine: criterio di Amsler, ORA e Pentacam, i segni tomografici e la biomeccanica del cheratocono vengono usati come referenze.
Nella classificazione degli stadi del cheratocono la retinoscopia mostra una debole comparazione con gli altri strumenti, si adatta per lo più con il criterio di Amsler. Sorprendentemente, altre tecniche cliniche, come la classificazione di Amsler o altre tecniche strumentali come TKC e KMP, non mostrano risultati migliori.
Mentre, nella discriminazione tra cornea normale e cheratocono (negli stadi medio o severo), la retinoscopia dimostra un’ottima performance, se comparata a tutte le altre tecniche di classificazione. Se ne conclude che la retinoscopia è una reale opzione nella discriminazione tra cornea cheratoconica e profilo normale.
Va aggiunto che è una tecnica diagnostica a basso costo, utile specialmente nei bambini, o nei pazienti non collaborativi.
Unico difetto è che non dà sufficienti dati per la classificazione del cheratocono, soprattutto se paragonata a strumenti sofisticati come Pentacam o ORA. Ricordiamo, infine, che negli esami di monitoraggio della progressione del cheratocono, deve essere sempre utilizzato lo stesso tipo di classificazione, affinché la valutazione sia comparabile.

http://www.contactlensjournal.com/article/S1367-0484%2815%2900017-X/abstract

Allegato:
Optosopti_la-retinoscopia-puo-avere-ancora-un-ruolo-nella-diagnosi-del-cheratocono_Platform_Optic_novembre_2015.pdf