L’ampiezza accomodativa e le nuove esigenze accomodative della vita moderna.
LUCIA SAUGO (LAVORO ESTRAPOLATO DALLA TESI DI LAUREA DELLA DOTT.SSA LUCIA SAUGO)
AFFATICAMENTO PROSSIMALE
Al giorno d’oggi l’utilizzo di dispositivi digitali, di smartphone e di tablet sta modificando sia le attività quotidiane, sia il nostro sistema visivo, che non è nato per svolgere un’attività prossimale per tempi così prolungati. Molte persone passano tante ore davanti al computer per lavoro, e durante questa condizione aumentano sia l’accomodazione che la convergenza, e il livello di attenzione viene mantenuto sempre alto, e questo è causa di discomfort.
Questo discomfort si presenta in tre differenti ambiti:
• Oculare: discomfort, senso di secchezza o di corpo estraneo. Spesso nell’utilizzo di un dispositivo digitale gli ammiccamenti incompleti aumentano di numero rispetto a quelli completi e non sono sufficienti ad umidificare la superficie oculare [Gowrisankaran 2015].
Si genera quindi un’iperevaporazione che produce instabilità lacrimale sotto forma di rottura del film, evidenziando sintomi di discomfort e danneggiando l’epitelio.
• Visiva: visione offuscata nella distanza prossimale, che può dipendere da un’anomalia del soggetto stesso in ambito accomodativo (sfuocamento intermittente) o binoculare (convergenza).
• Muscolo-scheletrica: dolore al collo, schiena, spalle, polso e dita. Uno studio dimostra come il dolore al collo e spalle aumenti durante il lavoro prossimale nel quale ( in cui ) viene richiesta la partecipazione visiva [Lodin 2012].
Tutti questi segni e sintomi sono riconducibili alla CVS – Computer Vision Syndrome, ovvero la condizione causata dall’uso eccessivo di dispositivi digitali. La comparsa di questi sintomi è largamente dipendente da quanto si richiede al sistema visivo e per quanto tempo questo viene messo sotto stress dal dispositivo.
Nel seguente grafico si nota come su 2210 videoterminalisti di età media 30,8 ± 8,1 ci sia un’incidenza maggiore di CVS nelle donne rispetto agli uomini [Ranasinghe 2006].
LA POSTURA
La postura assume un impatto fondamentale nei giovani in relazione all’affaticamento prossimale, perché se scorretta, porta a sintomi muscolo-scheletrici [Mylona 2020]. L’organizzazione dell’ambiente di lavoro e della postura, anche nell’uso di smartphone, risultano fondamentali per risentire il meno possibile dell’affaticamento prossimale.
Alcune persone arrivano ad inclinare la testa fino a 60° rispetto all’asse corporeo per guardare il display del telefono; questo conduce a inarcare la schiena in modo scorretto e anomalo. Le diverse inclinazioni in avanti che la testa può assumere creano una forza che può arrivare a scaricare fino a 27 chili sulla colonna vertebrale; basti pensare che inclinare la testa di 45° porta un peso di 22 chili aggiuntivi al rachide [Kenneth].
Per quanto riguarda le postazioni di lavoro con videoterminali, esistono diverse regole che devono essere rispettate [Inail 2013]; altre sono dettate dal D.Lgs 626/94. Le principali accortezze che si possono adottare sono: sedia con 5 appoggi con supporto lombare, ginocchia a 90°/100°, piano poco riflettente, schermo orientabile, illuminazione adeguata cioè parallela alla direzione di sguardo del soggetto e inclinazione di sguardo da – 15° a – 30°.
Resta fondamentale distogliere l’attenzione per una decina di minuti rilassando l’accomodazione e distendendo lo sguardo per prevenire la sintomatologia da CVS. Per i più piccoli e gli studenti è consigliato studiare su un piano inclinato che sollevi il libro dal tavolo di 15°-20°; questo migliora decisamente la postura prevenendo molte disfunzioni visive.
TRATTAMENTO OFTALMICO DELLA CVS
Per i soggetti giovani esistono diverse soluzioni adottabili: la più semplice è la lente monofocale, con la sola correzione per vicino che permette al soggetto una visione più confortevole per la distanza desiderata. Prima del passaggio alle lenti progressive c’è uno stadio intermedio dato dalle lenti a supporto accomodativo.
Questo tipo di lente è perfetta per tutte quelle persone, in particolare giovani, che usano per molte ore i dispositivi digitali.
Il beneficio che danno, è di “aiutare” il sistema visivo facendolo affaticare di meno proprio grazie all’addizione integrata nella lente. Per indagare al meglio questo tipo di lente sono state contattate due aziende leader del settore, le quali hanno fornito del materiale tecnico riguardante la loro tipologia di lente a supporto accomodativo. La prima azienda produttrice propone una lente la cui parte inferiore permette ai muscoli intrinseci oculari di essere più rilassati aiutando la visione; essa potrà quindi essere esercitata per maggior tempo, senza dare i precedenti sintomi di affaticamento durante il lavoro prossimale. Questo tipo di lente è consigliata a tutti coloro che fanno ampio uso di dispositivi digitali quindi, non solo a chi è già portatore di occhiali
La lente descritta è stata anche testata dall’azienda su 49 soggetti pre-presbiti, 41 dei quali avevano già sperimentato affaticamento visivo. Dopo due settimane con le lenti, il 46% dei soggetti afferma di non aver mai sperimentato affaticamento visivo e la facilità accomodativa è notevolmente migliorata, in particolare raddoppiata, rispetto a quando indossavano la loro correzione abituale [Meister 2013]. Per i soggetti adulti si può minimizzare la sintomatologia da CVS attraverso la lente monofocale; anche se solitamente i lavoratori presbiti la scartano se il lavoro che svolgono è in minima parte dinamico per la scomodità di dover continuamente togliere e mettere l’occhiale. Un’ulteriore soluzione per i soggetti presbiti sono le lenti occupazionali.
Sono lenti degressive costruite per soddisfare le esigenze delle attività da svolgersi in ambienti chiusi, soprattutto di lavoro. Hanno il vantaggio rispetto alle monofocali di rendere la visione nitida alle distanze solitamente più utilizzate negli uffici e al computer, ovvero le distanze brevi e intermedie. Le zone aberrate che si vengono a creare con qualsiasi lente degressiva, sono disposte più in alto rispetto ad una lente progressiva tradizionale, dal momento che la zona della lente più utilizzata nel lavoro d’ufficio è quella inferiore, inoltre, sono anche di magnitudo minore. Il canale di progressione di una lente occupazionale (A) ha una larghezza maggiore rispetto ad una lente progressiva (B), perché non permette la visione a distanza.
Infine, anche la progressiva tradizionale (che copre tutte le distanze) può essere presa in considerazione. Se il lavoro al computer occupa molte ore della giornata, può essere utile prendere in considerazione geometrie di lenti progressive specifiche, le quali hanno una zona dedicata alla visione da vicino più ampia, per avere un maggior campo visivo disponibile. Uno studio ha comparato la postura, tramite l’angolo d’inclinazione della testa, dato dai diversi tipi di lenti.
L’inclinazione della testa e data dall’angolo identificato dalla linea orecchio-occhio rispetto a una linea orizzontale; tanto positivo è il valore dell’angolo più eretta sarà la posizione della testa.
La postura dei portatori di lenti progressive, risulta essere più corretta rispetto ai portatori di lenti a visione singola [Jaschinski 2015].
Inoltre, confrontando la postura indotta dalle lenti progressive e occupazionali, si nota come queste ultime dal punto di vista posturale siano da prediligere [Jaschinski 2015].
CONCLUSIONI
I sintomi da Computer Vision Syndrome (CVS) hanno sicuramente una ripercussione negativa sulla produttività delle persone e provocano disagio. Sarà compito dell’optometrista svolgere un adeguato esame optometrico dello stato refrattivo, della funzione accomodativa e delle vergenze; se necessario richiederà un parere medico. La tesi ha evidenziato come una particolare attenzione alle regole ergonomiche può essa stessa migliorare la condizione di discomfort da CVS.
È importante mantenere un’adeguata distanza dai dispositivi e rilassare l’accomodazione periodicamente durante l’attività prossimale.
Nel caso in cui si decida anche una soluzione ottica, questa deve essere scelta tenendo conto delle esigenze del soggetto e valutando le tipologie precedentemente presentate. Per ciò che riguarda la correlazione tra miopia e l’uso di dispositivi, i diversi studi presentano una probabile relazione causale; è importante tenere monitorato lo stato refrattivo ed eventualmente adottare le giuste strategie di compensazione. La presente tesi ha quindi ottenuto risposte che possono essere utili nel trattamento di soggetti con sintomi di CVS.