L’arte è per tutti
di Cristina Bigliatti
“Mi è sempre più chiaro che l’arte non è un’attività elitaria riservata all’apprezzamento di pochi: l’arte è per tutti e questo è il fine a cui voglio lavorare”.
Queste sono le parole di Keith Haring, celeberrimo artista che, in soli 32 anni di vita, ha donato tanto al mondo dell’arte. In molti lo conoscono per i suoi “omini” colorati che popolano tele di grandi dimensioni, pareti situate nelle maggiori città di tutto il mondo, t-shirt e merchandising di ogni genere.
Ma l’arte di Hering non è solo mero decorativismo. Le sue figure non sono forme fini a se stesse ma comunicano dei messaggi forti: sotto la superficie patinata e colorata delle sue opere troviamo dei temi profondi come droga, razzismo, aids, religione, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. Al di là dell’allegria che i suoi lavori possono trasmettere ad un primo sguardo, se li osserviamo più attentamente scopriamo dei risvolti più cupi, seri, che ci colpiscono come un pugno allo stomaco. Il suo obiettivo è sempre stato quello di costruire un unico e personale immaginario simbolico, un linguaggio universale capace di rimettere l’uomo e la sua condizione sociale e individuale al centro dell’arte. Proprio per questi motivi Haring è diventato un’icona internazionale di artista-attivista, capace di attrarre l’attenzione su temi anche scomodi e dolorosi.
Palazzo Reale di Milano celebra questo grande artista con una mostra didattica ma allo stesso tempo emozionante. Fino al 18 giugno 2017 è infatti possibile intraprendere un percorso all’interno della vita e del lavoro dell’artista americano.
Nei tortuosi spazi del palazzo sono esposte ben 110 opere, alcune appartenenti ad altri artisti, fondamentali per farci capire meglio la poetica dell’arte di Keith Haring. Keith, infatti, nutriva una profonda conoscenza nei confronti della storia dell’arte – dall’antichità fino alle opere a lui contemporanee – e questa sua estesa cultura gli ha permesso di prendere ispirazione da diversi autori e di reinterpretarne il linguaggio, trasformandolo in uno stile personale, unico e inconfondibile. L’esposizione ci mostra come il suo codice espressivo sia diventato veramente universale, comprensibile da chiunque, a prescindere dal grado di cultura, dall’età o dall’etnia.
Keith Haring è riuscito davvero a creare un’arte per tutti: ha raggiunto il suo fine.