Lente a contatto vs correzione oftalmica: implicazioni refrattive, accomodative e binoculari – Parte 1

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PARTE 1: IMPLICAZIONI ACCOMODATIVE

A CURA DI PAOLO FACCHIN

NOTA DELL’AUTORE
sebbene il termine “tutorial” venga usato per descrivere in senso stretto una lezione multimediale usufruibile attraverso il web, l’autore di questo lavoro ha voluto prendere in prestito sia il termine che l’approccio espositivo, per provare a costruire, attraverso l’utilizzo di più parti, una rappresentazione simile su carta stampata. Facendo uso di un maggior numero d’immagini, un criterio di questo tipo esce dalla classica rappresentazione schematica di un articolo scientifico di review e diviene piuttosto una descrizione modulare e progressiva dell’argomento trattato.
Per differenziazione di contesto si è voluto dividere il lavoro in tre parti, pubblicate in differenti uscite della rivista: implicazioni accomodative, implicazioni binoculari e alterazioni dimensionali.

ABSTRACT
Esistono numerose differenze tra l’approccio correttivo oftalmico e quello con lenti a contatto (LAC). Tali variazioni sono multifattoriali e in questa prima parte di lavoro, sono state sviluppate analiticamente quelle con implicazioni accomodative.
È possibile verificare, ricorrendo all’ottica geometrica, che esistono delle differenze d’impiego di accomodazione tra un soggetto emmetrope che osserva un oggetto posto a 400 mm e un soggetto ametrope di 4,00 D corretto con lenti oftalmiche alle stesse condizioni. Tale differenza è stata calcolata in caso di ipermetropia (+0,32 D) e in caso di miopia (-0,27 D) con lenti poste a 15 mm di distanza apice corneale (DAC). Poiché l’utilizzo di LAC (DAC=0), con potere ricalcolato al vertice corneale, annulla tale differenza, è possibile dedurre che un miope è costretto a esercitare una maggior accomodazione con le LAC nelle attività prossimali (così come il contrario per l’ipermetrope).
A tale esempio usato a scopo esplicativo, è seguita una espansione dei calcoli in quello che è stato considerato un ampio intervallo di ametropie (da -15,00 D a +10,00 D), sempre alle medesime condizioni di contorno. Le massime differenze di richiesta accomodativa (RA) che sono state calcolate agli estremi dell’intervallo, sono +0,94 D (+10,00 D) e -0,82 D (-15,00 D). Le valutazioni in termini di differenza di RA all’interno dell’intervallo considerato, sembrerebbero quindi avere un significativo, ma moderato impatto da un punto di vista puramente ottico.
Optometricamente è opportuno tuttavia relazionare tali valori con l’ampiezza accomodativa e con il rapporto AC/A individuali, per prevedere anticipatamente l’insorgenza di problematiche nel passaggio da correzione oftalmica a lente a contatto…

Allegato:
Professional_lente-a-contatto-vs-correzione-oftalmica-implicazioni-refrattive-accomodative-e-binoculari_Platform_Optic_aprile_2015.pdf