Look Made in Italia. Ripartenza in sicurezza.
La fase 2 deve iniziare dalla riattivazione del rapporto con il cliente finale a cui è necessario fornire risposte concrete.
Lunedì 4 maggio è stata inaugurata la fase 2 dell’emergenza Coronavirus, attraverso la quale si è proceduto ad un graduale allentamento delle restrizioni imposte fino ad allora e ad una progressiva ripresa delle attività industriali e commerciali.
Circa 4,4 milioni di lavoratori sono tornati alle loro postazioni e anche il Distretto Bellunese ha ripreso le sua produzione. Abbiamo chiesto a Vittore Tormen, Amministratore Delegato di LOOK – made in Italia, realtà che appartiene a questo territorio, quali strategie ha messo in atto la sua società per la ripartenza.
COVID-19, partiamo da qui. Come state affrontando la “fase 2”?
Per noi la “fase 2” rappresenta il naturale proseguo della “fase 1”. Abbiamo ritenuto necessario fermare le attività al fine di garantire la sicurezza dei nostri collaboratori, ma abbiamo mantenuto i rapporti con i nostri interlocutori – sia interni che esterni – incentrandoli sui nostri valori e sul nostro modo di fare impresa: mettere le persone al centro dei nostri obiettivi.
La “fase 2” per noi consiste nel riattivare il nostro sistema nel rispetto dei nostri collaboratori: abbiamo organizzato i turni, sanificato i locali. Inoltre abbiamo cercato di venire incontro a tutte le mamme che lavorano per noi attivando dei sistemi per concedere loro la massima agilità, sia in modalità smart working sia quando devono presenziare in azienda. Sul fronte clienti abbiamo studiato e realizzato uno strumento mirato ad attuare una ripartenza non solo economica ma anche sociale.
Ci spiegherebbe meglio?
Invece di formulare una semplice proposta commerciale, abbiamo realizzato una soluzione in grado di rappresentare una risposta concreta a questo cambio di vita.
Siamo partiti realizzando un occhiale dedicato alle persone con una vita molto dinamica, in particolare abbiamo pensato a coloro che indossano caschi, maschere…
Il progetto, su cui lavoriamo in realtà da tempo, si chiama Extra e si sta rivelando importante perché è un’opportunità per i nostri clienti per riattivare la vita sociale del loro punto vendita: parla la lingua degli utilizzatori in questo periodo. Il ponte in titanio biocompatibile girevole permette una calzata stabile e un comfort inedito sulla parte superiore del naso, così sicuro da risultare “avvolgente”. Abbiamo anche eliminato le alette, un ricettacolo di sporco.
È stato testato da operatori del personale sanitario, medici e infermieri che lo hanno valutato come un prodotto con molti plus, leggerissimo ed estremamente confortevole; un supporto efficace al lavoro quotidiano da poter essere indossato, nella proposta Extra small, sotto gli occhiali trasparenti di protezione.
Sarà adatto a tutti i portatori?
Sì, il montaggio della lente è stato pensato per qualsiasi deficit visivo del portatore. Questo progetto è la dimostrazione che un centro ottico deve essere in grado in futuro di soddisfare le esigenze della propria clientela e che in questo momento particolarmente drammatico è estremamente importante riuscire a farlo!
Quindi, per potere superare la crisi economica, è necessario avere strumenti di differenziazione da offrire all’ottico e al cliente finale. Prima ha accennato ad alcuni progetti, quali sono gli altri “assi nella manica”?
Il nostro focus è realizzare occhiali da vista che migliorino la visione del portatore. Abbiamo sempre realizzato occhiali per bambini a cui abbiamo abbinato un attento studio, sia dal punto di vista morfologico sia da quello psicologico. In questo momento, in cui tutti gli studenti sono costretti a fare le video-lezioni, stiamo realizzando una serie di strumenti a supporto del centro ottico per sensibilizzare i genitori ad effettuare le visite agli occhi.
Non vogliamo prodotti mirati ad ottenere risultati economici, ma proporre soluzioni per poter parlare un linguaggio reale, che risponda alle vere esigenze del mercato. Vogliamo che i nostri rivenditori possano essere autorevoli nella loro professione.
Quanto il Made in Italy fungerà da elemento trainante per un produttore di occhiali?
Per noi, e credo anche per il comparto italiano, è sempre stato un valore estremamente importante. Però per salvaguardare un valore è necessario tenerlo vivo: è quindi fondamentale che dal punto di vista giuridico non sia considerato semplicemente come un mezzo per gestire un equilibrio economico.
Bisogna fare in modo che questa vena creativa, di qualità e di artigianato, questo valore che appartiene alla nostra cultura, sia trainante. Ovviamente anche i produttori avranno una responsabilità e un compito: devono avere il coraggio di essere autentici e veri nei loro prodotti, devono essere in grado di mettere in campo la loro autenticità. Devono dichiarare vera origine e vita del prodotto e metterla a disposizione del consumatore.
Ci sono ulteriori garanzie che un produttore può offrire alla propria clientela e che voi ritenete fondamentali?
Sì, legandomi al discorso appena fatto sul Made in Italy, noi diamo ai nostri clienti una serie di certificazioni che garantiscono la nostra filiera produttiva. Abbiamo deciso di consegnare tutti i nostri prodotti con un’autocertificazione (che firmo personalmente) che garantisce che i nostri occhiali sono costruiti sul territorio seguendo processi produttivi etici e legali, come pure la gestione delle risorse umane.
Le aziende devono avere il coraggio di “metterci la faccia”! Bisogna instaurare un rapporto etico e corretto tra produttore e consumatore. I consumatori svilupperanno sempre di più il senso critico e gli ottici devono essere responsabili in merito ai prodotti che decidono di commercializzare.
Come muterà lo scenario del comparto ottica/occhialeria in seguito all’emergenza COVID-19?
Quello che è successo dal punto di vista economico e sociale è davvero complicato. Credo che si svilupperà una maggiore sensibilità verso l’autenticità delle cose, verso un’economia etica e sensibile. Ovviamente i fattori determinanti per attuare uno sviluppo concreto verso questa direzione saranno due: le aziende dovranno avere un atteggiamento etico e i consumatori dovranno cercare prodotti di valore, affidandosi al proprio senso critico e non facendosi abbagliare da proposte economiche vantaggiose. La trasformazione sarà orientata verso l’eccellenza e non l’immagine. Bisognerà attivare un processo di produzione all’insegna del “produrre meno ma meglio”. Bisognerà anteporre la competenza all’immagine. Sarà un miglioramento a livello umano ed etico indubbiamente complicato dal punto di vista economico. Ma sarà inevitabile e ne usciremo migliori.