Meccanottica Mazza – Romeo Cremascoli – Dove va il riunito?
di Paola Ferrario
Scopriamo il futuro di questo strumento all’interno della sala di refrazione nell’intervista a Romeo Cremascoli, CEO di Meccanottica Mazza.
Muta e cresce il mondo dell’ottica e, di conseguenza, anche le necessità pratiche all’interno della sala di refrazione. Il riunito – che è tra i protagonisti di questo spazio – si è plasmato alle esigenze del tempo e non smette di essere al centro della ricerca tecnologica. A raccontarcelo Romeo Cremascoli, ai vertici di Meccanottica Mazza.
Come si è evoluto il mondo dei riuniti negli ultimi anni?
Lo spazio in generale è sempre meno e quindi tendenzialmente anche le sale refrattive sono sempre più piccole, questo fa crescere le richieste di riuniti più compatti e con dimensioni d’ingombro ridotte.
Quindi la richiesta di basic units cresce. Anche l’innovazione tecnica stuzzica il mercato ed in effetti siamo stati i primi ad adottare per molti modelli una tastiera intelligente sostituendo la tipica pellicola serigrafata con un touch-screen che offre infinite possibilità di personalizzazioni sia grafiche che tecniche.
La crescente sensibilizzazione verso persone meno fortunate ha portato ad un incremento di vendite anche per i modelli studiati e realizzati specificatamente per individui diversamente abili.
Ultimo aspetto importante è la crescente necessità di passaggio cavi all’interno della struttura del riunito in quanto ormai tutti gli strumenti in commercio “parlano” tra di loro e quindi necessitano di essere collegati in rete.
Quali sono le differenze tra l’atteggiamento verso i vostri prodotti nel nostro Paese e all’estero?
In Italia noi siamo conosciuti per qualità, affidabilità e design e riconosciuti come una delle realtà leader di mercato. Il cliente italiano è tranquillo nell’affidarsi a noi perché sul territorio nazionale noi garantiamo l’installazione e l’assistenza e quindi siamo in grado di intervenire qualora subentrasse un problema. Nel mondo rappresentiamo il “made in Italy” che ha reso famoso i nostri prodotti, inteso come tutta la produzione italiana in genere, ad ogni latitudine. L’approccio al nostro prodotto all’estero è: “non può che essere fatto in Italia”! questo ci aiuta inizialmente con il potenziale cliente poi sta a noi convincerli che oltre alle forme e ai colori c’è anche il contenuto.
In sostanza in Italia la chiave “servizio e assistenza” è vincente, all’estero il made in Italy ti “regala” una preferenza iniziale importante.
Quali le differenze tra il mondo dell’ottica e gli altri settori in cui lavorate?
Sinceramente differenze sostanziali non ci sono.
Un nostro riunito è in grado di supportare strumenti utilizzati sia da ottici che da oculisti senza alcun problema, le esigenze degli utilizzatori finali per noi non comportano modifiche del prodotto.
È certamente importante invece come il professionista preferisce ed è abituato a svolgere la propria attività ed è qui che noi, grazie alla vasta scelta di riuniti, siamo in grado di soddisfare qualunque richiesta.
Se dovessi trovare qualche criticità nel nostro comparto, quali indicheresti?
Con l’aumentare di negozi che fanno capo alle catene sembra si stia assistendo a un ridimensionamento dell’importanza della sala riservata all’esame refrattivo come se professionalità e passione non siano più elementi centrali per dare un servizio al potenziale cliente o comunque possano essere una chiave per fidelizzarsi il cliente. Oggi la ricerca del “costo più basso” la fa da padrone ma questo non potrà durare all’infinito, non possiamo arrivare a costo zero, e arriverà il momento nel quale il mercato tornerà a cavalcare con molta più decisone la qualità come fattore distintivo e ci sarà spazio per emergere attraverso questo.
Nel rendere la situazione poco frizzante un ruolo importante lo gioca anche l´incertezza rispetto a quello che l’ottico optometrista può o non può fare rispetto all’utilizzo degli strumenti di diagnostica; fare chiarezza su questo importantissimo aspetto darebbe certezze e prospettive.
Quali invece gli aspetti positivi che hai registrato negli ultimi anni?
L’aspetto positivo è che le aziende del settore – nonostante il mercato sia stagnante – non smettono di fare ricerca e presentare nuovi prodotti, nuove tecnologie per stimolare i clienti a seguirli e convincerli a puntare comunque e sempre sulla qualità e sulla professionalità.
I prossimi anni saranno importantissimi per capire come sarà composto il “paniere” dei negozi di ottica in Italia perché da ciò si potrà capire come sarà l’evoluzione ed il futuro dei riuniti oftalmici e degli strumenti in genere.
Cosa pensi delle fiere di settore come strumento per presentare i prodotti agli ottici?
Per aziende come la nostra sono sempre importanti perché permettono al cliente di verificare al “tatto” la qualità dei prodotti che diversamente possono vedere solamente sul catalogo.
Per aziende che non hanno budget infiniti rimane la risorsa costo/beneficio migliore.
Sicuramente non possono essere più considerate come momento di vendita o comunque non deve essere questa l’aspettativa principale ma come opportunità per farsi conoscere, incontrare persone ed organizzare attività di marketing. L’importante è che questi eventi non durino tanti giorni, per me massimo tre, per non disperdere forze e far lievitare costi per le aziende che partecipano e che quindi si vedono costrette a scelte forzate.