Occhiali protettivi nello sport

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Prendendo visione dei dati statistici concernenti i traumi oculari causati dalla pratica di attività sportive, si resta molto stupiti ed è facile pensare che tali dati abbiano solo lo scopo di drammatizzare la sicurezza più di quanto sia necessario.
Risulta molto più difficile per noi spiegare l’importanza di prevenire tali traumi se si parla con persone che durante la loro pratica sportiva non hanno mai subito incidenti.
Secondo il rapporto del CONI legato ad un’indagine ISTAT del 2014, sappiamo che lo sport in Italia è praticato da circa 4.500.000 persone e che tale numero risulta costantemente in crescita rispetto agli anni precedenti. Gli sport più praticati sono il calcio, la pallavolo, il basket e la pesca sportiva; tutti sport a rischio traumi oculari.
Secondo uno studio effettuato nel 2011 dall’Università La Sapienza di Roma2 relativo all’incidenza dei traumi oculari contusivi e perforanti di soggetti che si sono presentati presso il Policlinico Umberto I, notiamo che su 277 soggetti ricoverati presso la struttura ospedaliera, ben 55 riferivano di aver subito il trauma svolgendo attività sportiva, secondi solo ai traumi che avvengono in ambiente domestico, quindi un dato abbastanza rilevante (Fig.1).
In Italia si verificano più di 10.000 traumi oculari conseguenti ad attività sportiva ogni anno di cui 3.000 di questi traumi vengono trattati in pronto soccorso. Si stima che circa 300 persone vengono ritenute legalmente cieche in seguito a traumi legati ad attività sportiva.

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO
I danni oculari vengono abitualmente suddivisi in funzione delle strutture interessate, partendo dal danno meno grave fino ad arrivare a quello più grave, in tre categorie:
• danno del segmento anteriore
• danno vitreo-retinico
• rottura del globo oculare.
La pericolosità di un urto viene valutata attraverso un modello sperimentale che fa uso di un oggetto del peso di 0,345 kg lanciato a differenti velocità contro un manichino realizzato in lattice (manichino che per densità e compattezza può essere assimilabile al tessuto del corpo umano).
Nella tabella I vengono riportate le varie velocità di riferimento con annesso trauma oculare che si potrebbe avere in un ipotetico incidente.
Ad una prima sommaria visione di tale tabella è facile associare che i danni maggiori si possono avere con velocità maggiori e che il “fattore di pericolosità” è abbastanza basso poiché si presume che tali velocità siano difficili da raggiungere, ma nella realtà dei fatti raggiungere velocità elevate in situazioni sportive non è poi cosi impossibile come si pensi.
Ovviamente non tutti gli sport hanno lo stesso rischio9 infatti essi vengono suddivisi in quattro categorie:
• alto rischio
• moderato rischio
• basso rischio
• eye safe
Nello specifico vanno annoverati come ad alto rischio (oltre alla boxe ed alle arti marziali che di per sé prevedono dei traumi intenzionali), tutte quelle discipline sportive che nella loro pratica prevedono l’utilizzo di oggetti piccoli e veloci come il tiro al piattello, il tiro con la pistola o carabina, unitamente a quelli in cui ci può essere uno stretto contatto tra gli atleti quali Basket, Hockey, Baseball.
Nella categoria “moderato rischio” troviamo il calcio, il volley, il tennis, sport dove il contatto tra gli atleti è minimo e vengono utilizzati oggetti o palle di dimensioni relativamente grandi rispetto al bulbo uculare, che, in caso di impatto viene protetto dalle pareti orbitarie. Continuando nella nostra analisi classificheremo come a “basso rischio” gli sport come il ciclismo, lo sci e le immersioni in quanto il bulbo oculare risulta già protetto da maschere o occhialini specifici.
Con il termine “eye safe” individueremo quelle discipline sportive come la corsa e la ginnastica dove non vi è nessun contatto tra altleti od oggetti di gioco.

Allegato:
Professional_occhiali-protettivi-nello-sport_platform_optic_ottobre_2016.pdf