Ottica De Marco – Massimo De Marco – Il paradosso del nuoto

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“Il nuoto è uno sport solitario ma se non ti alleni con una squadra non potrai mai raggiungere risultati importanti”.

“Era il 1976, l’anno del terremoto in Friuli, quando a Pordenone aprì la piscina “Gymnnasium” ed è stato proprio in quell’anno che i miei genitori (mia mamma operaia e mio padre impiegato) mi portarono a fare il primo corso di nuoto: avevo cinque anni e non potevo ancora immaginare che il nuoto mi avrebbe accompagnato per i successivi 15”. Massimo De Marco ci introduce attraverso queste parole la sua grande passione che si è trasformata dapprima in un’attività agonista ed ora in un modo per ritrovare se stesso e rilassarsi tra una bracciata e l’altra.
La passione per l’ottica nasce in maniera del tutto casuale quando, dopo aver abbandonato l’università, la sua vicina di casa gli propone di andare a studiare ottica a Vinci. Con un pizzo di incoscienza (non immaginava minimamente cosa avrebbe dovuto affrontare) ma un grande intuito, Massimo si lancia in questa avventura che si rivela essere la sua strada. Da lì parte il suo viaggio nel nostro mondo che culmina nel 2007 con l’apertura di Ottica De Marco a Cordenons in provincia di Pordenone. Fiore all’occhiello del suo punto vendita è il Kids Lab, lo spazio dedicato al mondo dei bambini che è stato costruito con circa 40.000 mattoncini compatibili.

Cosa l’ha spinta ad entrare nel mondo dell’ottica?
Terminati gli studi superiori mi sono iscritto all’università ma al secondo anno, complice una storia d’amore tempestosa, ho capito che quella non rappresentava più la mia strada. Ricordo bene ancora oggi il giorno in cui ho dovuto dire a mia mamma che non avrei terminato gli studi: lei scoppiò in lacrime, mentre mio padre comprese meglio il mio momento e mi disse di prendermi un po’ di tempo per riflettere e poi scegliere una strada e portarla fino in fondo. Un po’ avvilito e con nessuna idea su cosa voler fare da grande, un giorno, mentre passeggiavo con il mio cane, ho incontrato la mia vicina Anna la quale, capendo il mio disagio, dopo pochi minuti mi chiese “perché non vieni con me a fare la scuola di ottica?”. Rimasi sorpreso e incuriosito.
Non so bene cosa mi abbia spinto, ma di fatto mi sono iscritto alla scuola di Vinci e in due anni ho preso la licenza di ottico. Come un po’ per il nuoto è stata subito passione.

Ci racconterebbe i primi passi?
Dopo aver preso la licenza e aver finito il servizio militare nel 1996, ho iniziato a lavorare come dipendente in un negozio di ottica a Tolmezzo, nel cuore della Carnia, a circa 85 km da casa. È stata una sorta di prova del fuoco perché non avevo nessuna esperienza pratica e sin dal primo giorno ho dovuto occuparmi di tutte le visite e della contattologia del punto vendita, senza che nessuno mi potesse affiancare. Credo di essere riuscito a superare le difficoltà soprattutto grazie al sostegno della mia collega Patrizia, che all’epoca svolgeva il ruolo di commessa. Ricordo sempre con grande gioia e un po’ di nostalgia quei tempi; sicuramente è stato un esordio duro non solo per la distanza giornaliera: la gente della Carnia è molto dura e inizialmente anche molto diffidente, ma quando impara a fidarsi ti regala un calore che non dimentichi più.

Quando ha deciso di aprire il suo punto vendita?
Ho aperto Ottica De Marco a febbraio 2007 dopo che avevo deciso di lasciare i miei ex soci con i quali sette anni prima avevo aperto il mio primo negozio. Gli affari erano andati bene, ma con il tempo le nostre idee erano cambiate e qualcosa si era inceppato. E così, grazie all’appoggio incondizionato di mia moglie Katia, è iniziata la mia grande avventura.

Il suo negozio ospita il Kids Lab: che cos’è e come è arrivato ad aprirlo?
Il Kids Lab è un significativo spazio dedicato al mondo dei bambini ed è stato costruito con circa 40.000 mattoncini compatibili grazie all’aiuto di due amici straordinari, Gianluca ed Andrea. L’idea a livello embrionale mi era venuta già nel 2008 quando, durante una vacanza in Val Pusteria, avevo soggiornato in un albergo dove tutto era a misura di bambino, una sorta di SPA per bimbi. Poi, nel 2014, mi sono iscritto ad una scuola per imprenditori l’MBS di Bologna, e lì ben presto mi sono imbattuto nella necessità di trovare quella che viene chiamata “proposta unica di valore”, cioè qualcosa che renda speciale ed unico il tuo punto vendita. Considerando che nella mia zona ci sono molti ottici, ma nessuno specializzato nei bambini, e che sono padre di due figli, il Kids Lab è stato una naturale conseguenza.

Ci descriverebbe il suo punto vendita?
Il mio negozio è fatto soprattutto di persone: Tamara, Silvia e Silvana sono le colonne che sorreggono, insieme a me e a mia moglie, un grande sogno. Il punto vendita si sviluppa su circa 190 mq e, come le persone che lo animano, cambia continuamente forma. Si trova a Cordenons una cittadina di circa 20.000 persone in provincia di Pordenone, all’interno di un palazzo di recente costruzione ma dal fascino antico.
Il negozio, oltre ad ospitare il Kids Lab, offre uno spazio espositivo importante sia per montature da vista che da sole, è dotato di una sala optometrica, dove non mancano forottero, topografo, biomicroscopio, tonometro a soffio e soprattutto uno schiascopio; di un laboratorio interno dove montiamo circa il 50% degli occhiali mentre l’altra metà viene fatta in telebisellatura, e di un ufficio spazioso.

Chi si occupa degli acquisti degli occhiali?
Il mio braccio destro Tamara, che è con me sin dal primo giorno d’apertura. Prima di seguirmi faceva la barista. Oggi Tamara, pur senza alcun titolo, è diventata una persona fondamentale per la mia impresa.

Qual è secondo lei la tendenza dei consumer al momento?
Credo che i consumatori più che di prodotto abbiano bisogno in questo momento storico di ascolto, attenzione e di vivere un’esperienza unica prima, durante e dopo l’acquisto.

Quali sono le linee guida della sua attività imprenditoriale?
Cerco di occuparmi sia dei clienti interni (ossia i miei collaboratori) ed esterni. Inseguo un grande sogno e questo mi serve per coinvolgere nel mio progetto belle persone di grande valore anche senza titoli accademici. Conoscere le loro mete sia personali che professionali ed aiutarle a raggiungerle è la chiave per avere collaboratori sempre motivati.
Per quanto riguarda i clienti esterni, mi piace pensare che quando acquistano un servizio o prodotto nel mio negozio portino con sé un pezzetto del mio mondo; per questo cerco di far sì che ciò che offriamo sia sempre all’altezza delle loro aspettative.

Complice EXPO c’è una fortissima attenzione al cibo, quanto quello che mangiamo influisce sul nostro benessere visivo?
Il cibo è un argomento che mi affascina ed in particolare credo che, come suggerisce il Dott. Campbell, autore del libro “The China Study”, quando si parla di benessere in generale ed in particolare degli occhi, sia più corretto parlare di stile di vita sano nel quale sicuramente rientrano almeno quattro “pilastri”: l’attività fisica, la gestione delle emozioni, il bere molta acqua, una dieta integrale-vegetale o comunque a basso quantitativo di proteine animali.
Ho conosciuto il Dott. Campbell nel 2012 a Vicenza durante il seminario divulgativo aperto a tutti denominato “Be4eat”, durante il quale diversi studiosi di tutto il mondo si sono confrontati sul tema alimentazione, stile di vita e salute. Quello che mi fa sorridere è che questo grande ricercatore sia stato invitato per la prima volta in Italia non dalla comunità scientifica, bensì da una straordinaria donna, Nicla Signorelli, una giornalista blogger di Vicenza.
Mi auspico che in futuro si moltiplichino le ricerche che mettano in relazione l’alimentazione e le malattie oculari ed i vizi refrattivi, in modo tale da fornire a noi professionisti della visione nuove possibilità per aumentare il benessere visivo dei nostri clienti.

Come è nato l’amore per il nuoto?
Nel 1976, l’anno del terremoto in Friuli, è nata a Pordenone la prima società sportiva di nuoto “Gymnnasium” ed i miei genitori, visto che mi ammalavo spesso di bronchite, su consiglio del medico, mi hanno iscritto al primo corso di nuoto: avevo cinque anni ed i miei primi ricordi risalgono proprio a questi due eventi. Il nuoto è stata una passione immediata ma all’epoca non potevo ancora immaginare che mi avrebbe accompagnato per i successivi 15 anni. Diciamolo subito, non sono diventato un campione, ma ho condiviso gli allenamenti, le vasche, le fatiche, le gioie e le stesse bracciate di compagni che invece campioni lo sono diventati.

Che cosa è per lei il nuoto?
È stato una grande palestra di vita che mi ha accompagnato dall’infanzia, passando per l’adolescenza sino all’età adulta. Ancora oggi lo pratico sia per tenermi in forma e per scaricare le tensioni, sia per fare un po’ di silenzio dentro e fuori di me.

Cosa le ha insegnato?
Il nuoto è uno sport di fatica, dove è forte il paradosso tra l’essere essenzialmente uno sport individuale e allo stesso tempo una disciplina in cui la squadra e i compagni rivestono un ruolo fondamentale.
Mi ha insegnato tanti, se non tutti, i principi che oggi ispirano la mia vita a 360 gradi. La disciplina, il senso organizzativo, la capacità di tener duro in assenza di risultati, il saper vincere e perdere, il rispetto per i compagni e gli avversari, il desiderio di migliorarsi costantemente, ma la cosa più importante che ho imparato è il non arrendersi mai e credere sempre in se stessi. Il nuoto mi ha dato tanto, mi ha dato soprattutto i miei migliori amici Marco e Stefano e non meno importante mi ha fatto incontrare mia moglie Katia.

C’è qualche persona che ha influito nella pratica agonistica di questo sport?
Ce ne sono diverse, ma se devo sceglierne una quella è sicuramente il mio primo allenatore, Giorgio Marollo, un uomo eccezionale che è stato per molti, oltre che per me, una sorta di secondo padre. Lui era in grado di leggerti nel pensiero ed aveva una parola giusta per tutti, ci sapeva fare con i bambini e coi ragazzi come pochi al mondo. Quando durante un allenamento massacrante tu stavi per mollare, arrivava il suo urlo di incoraggiamento e tu andavi avanti oltre la fatica perché non potevi deluderlo.