Ottica Riccardi – Massimiliano Alvino – L’ottico che ama scrivere

Alvino alterna la sua attività di ottico presso ‘Ottica Riccardi’ con quella di giornalista e arbitro di calcio.

È la prima volta che ci capita di intervistare un ottico che esercita anche la nostra professione giornalistica. La curiosità nel capire cosa accomuni questi due mondi apparentemente distanti era tanta quando abbiamo conosciuto Massimiliano Alvino. La risposta è arrivata immediatamente, fin dalle nostre prime battute: la passione per ambedue i settori.
Massimiliano si definisce ‘un figlio d’arte’ perché il padre, il Cav. Franco Alvino, si diplomò in ottica ad Arcetri nel 1959.
Fin dall’età scolare, infatti Massimiliano trascorreva i pomeriggi nel negozio paterno dove lo aiutava nel montaggio degli occhiali. Col passare del tempo, dopo aver ottenuto il diploma in ottica-optometria, si è specializzato anche in contattologia frequentando molti corsi di aggiornamento.
Fino al 1999 rimane accanto al padre presso l’Ottica Alvino a Napoli, poi decide di intraprendere una strada in solitario presso l’Ottica Riccardi, dove dal 2005 è socio della moglie, Francesca Riccardi.
Massimiliano trascorre le sue giornate tra il negozio di ottica, la collaborazione come giornalista con alcune testate cartacee e radio e dal 1991 è anche arbitro di calcio, la sua grande passione.

Attualmente svolge due professioni: l’ottico e il giornalista. Partiamo dalla prima. Quando ha capito che avrebbe voluto fare l’ottico?
Come molti del settore, sono un `figlio d’arte’ e ho capito fin da piccolo che avrei voluto intraprendere il mestiere di mio padre.

Quando e come è nata la passione per il giornalismo?
Per caso, per gioco, grazie a mia sorella che è una giornalista pubblicista. Mi propose di scrivere e ho cominciato con articoli di medicina, nel settore delle auto e dello sport.

Sappiamo tutti che il giornalismo non è una delle professioni più facili da intraprendere… Dove ha mosso i primi passi come editor?
Mia sorella mi ha presentato il direttore di LsdMagazine al quale sono piaciuti gli articoli e mi ha così affidato una rubrica di medicina.

Quali argomenti trattava?
Di tutto, in base alle newsletter che ricevevo dalle aziende, alle notizie ANSA, alle novità che leggevo in internet o vedevo in TV: dalla giornata internazionale dell’AIDS alla storia di Fulvio Mariotto che, privo dei quattro arti, ha brevettato una motobicicletta con cui potere scorrazzare…

Non si documenta anche attraverso gli uffici stampa?
Sì, certamente. Col tempo ho creato una rete di contatti che mi hanno permesso di ricevere i vari comunicati stampa.

Torniamo al suo core business: l’ottica. Dove si è diplomato?
All’Istituto Bernini da Napoli nel 1993 .

Quando è entrato nel mondo del lavoro?
Ho cominciato subito a lavorare nel negozio di mio padre. Mi occupavo insieme a lui del laboratorio poi, dopo un paio d’anni, dato che dicevano che ero bravo con il pubblico, mi sono trasferito `dietro al bancone’.

Quali sono le assonanze lavorative con suo padre?
Credo di avere ereditato la pazienza, una dote che ritengo fondamentale nel nostro lavoro: è fondamentale capire le esigenze del cliente. Ci accomunava anche la passione per la contattologia (passione che peraltro porto ancora avanti seguendo costantemente corsi di aggiornamento).

C’erano anche delle divergenze?
Si, c’erano. Era un’altra epoca e la logica degli acquisti delle montature era differente: prima dell’avvento delle griffes si sceglievano le montature più economiche, con la loro introduzione sul mercato – che è peraltro coincisa con il mio debutto nel mondo dell’ottica tutto è cambiato. Anche io mi sono adeguato ai tempi puntando su queste ultime, mentre mio padre era più orientato verso le prime.

Qual è il ricordo più bello di quando lavoravate insieme?
Lo straordinario rapporto che aveva con i suoi clienti. Aveva sempre una parola per tutti e ricordo che i clienti lo ascoltavano sempre con molta attenzione. Purtroppo mio padre non c’è più, di conseguenza il negozio è stato chiuso nel 2000, ma ancora oggi vengono a trovarmi clienti dell’Ottica Alvino che di lui ricordano sempre professionalità e pazienza.

Dove lavora ora?
Nel 1999 mi sono trasferito all’Ottica Riccardi dove ho incontrato mia moglie, Francesca Riccardi, e nel 2005 abbiamo creato l’attuale società che gestisce il punto vendita.

Qual è il vostro target di riferimento?
Siamo in una zona universitaria e il 70% dei nostri clienti è under trenta. La rimanenza sono persone adulte che vogliono montature classiche.

Quali marchi vendete?
Il nostro pubblico cerca i brand storici quali Ray-Ban, Prada, Gucci, Polo Ralph Lauren… Negli ultimi tempi, in relazione alla crisi economica, abbiamo attuato una selezione strategica dei marchi.

Torniamo al suo secondo lavoro, quello del giornalista. Attualmente quali tematiche sta affrontando?
Diverse, mi occupo di temi che vanno dalla salute, alle auto, allo sport. Ultimamente mi sto occupando molto di calcio e sto collaborando con www.canalenapoli.it e il lunedi sera intervengo nella rubrica sportiva di Radio Antenna Uno, emittente campana.

Ha in corso altre collaborazioni?
Sì, con Pinklifemagazine, un free press distribuito in Campania, sul qualescrivo di sport e di auto, e www.stileedintorni.it dove mi occupo di auto.

Qual è stata l’esperienza più emozionante in qualità di giornalista?
Quando ho intervistato Massimo Ranieri, un personaggio di fama internazionale ma molto umile.La seconda è il rapporto quotidiano con il calcio Napoli.

Cosa c’è nel suo futuro di giornalista?
Un libro sul calcio.

Gioca a calcio?
Ho giocato in modo serio fino ai 17 anni: sono stato tra gli allievi del Napoli.

Come fa a conciliare due professioni così diverse?
In realtà, le mie professioni sono tre… sono anche arbitro di calcio! Durante il giorno mi dedico al negozio ad eccezione della pausa pranzo in cui faccio il giornalista! In più, faccio parte dell’associazione che si chiama “Fioravante Polito” che ha sede in S.Maria di Castellabate in provincia di Salerno.

Di cosa si occupa l’associazione?
Ogni anno promuove il “Premio Andrea Fortunato” in ricordo dello sfortunato difensore di calcio della Juventus morto prematuramente nel 1995 per leucemia. Il premio quest’anno si è svolto al Campidoglio ed in quella occasione ho avuto l’onore di premiare un dirigente importante del Parma Calcio (Pietro Leonardi). L’associazione porta avanti il progetto “Passaporto Ematico”. In pratica chiediamo a tutte le squadre professionistiche e non di qualsiasi sport nazionale di fare un passaporto per ogni tesserato dai 6 anni in poi. Richiediamo esami ematici ogni 3 mesi al fine di evitare malattie devastanti proprio come la leucemia. Sono felice di essere diventato “Socio Onorario” di questa associazione presieduta dal Dott. Davide Polito.

Come ha incontrato il Dott. Polito?
A un premio, gli è piaciuto come scrivevo.

Quale premio?
A una delle edizioni del “Premio Andrea Fortunato” che l’associazione dedica alle eccellenze nel mondo dello sport. Ad esempio è stato assegnato a Fabrizio Ravanelli per aver accolto tutta la famiglia di Fortunato durante la malattia, al medico del Napoli calcio Alfonso De Nicola perché sono i primi in Europa per minor numero di infortuni. Abbiamo anche premiato il Presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis.

Cosa non le piace del calcio moderno?
Il fenomeno del calcio scommesse. Da giornalista e da ex sportivo, punirei i rei in maniera esemplare.

In qualità di giornalista quale domanda si porrebbe?
Quella che mi ha fatto lei prima: `qual è il mio futuro nel mondo del giornalismo’!

Quindi quale tipo di libro vorrebbe scrivere?
Vorrei scrivere una biografia di un calciatore del Napoli e poi raccontare storie concrete legate al calcio, magari esperienze di ragazzi sfortunati.

Allora in bocca al lupo!
Grazie.