Ottica Villabuona – Pietro Villabuona – Corro ergo sum

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La preparazione ad una gara gli ha insegnato la programmazione anche a livello professionale.

Figlio di emigrati dal meridione, Pietro Villabuona nasce in provincia di Varese.
Il suo curriculum studiorum inizia con l’aspettativa di terminare le scuole dell’obbligo per poter andare quanto prima a lavorare ed invece, complice la passione per l’ottica, finisce gli studi nel novembre 2012 con una Laurea in Psicologia.
Fin dal triennio inizia a lavorare come ottico e, forte di questa esperienza, a soli 21 anni, “grazie alla pazzia di mio padre e mia madre che mi hanno aiutato e sostenuto moralmente”, come ci ha dichiarato, apre il suo primo punto vendita a Ghirla (Varese).
Recentemente ha trasferito la sua attività a Marchirolo, sempre nell’alto varesotto, dove ha creato un centro ottico plasmato sulle sue esigenze lavorative e del suo team: “lavoro in un posto che adoro, con collaboratori che si impegnano, che mi aiutano e che mi sfidano a migliorare le mie capacità relazionali.
A loro devo un grosso “grazie”, perché se non avessi a disposizione le loro competenze e la loro disponibilità, da solo non sarei stato capace di raggiungere questi traguardi lavorativi”.
Il suo tempo libero lo dedica da alcuni anni alla corsa che, a suo parere, ha molte affinità con l’attività di otticooptometrista. Quali? Scopritelo attraverso questa intervista.

Cosa l’ha spinta verso l’occhiale?
Mi sono avvicinato quasi per caso al mondo dell’ottica. La mentalità di allora era “fai una scuola e poi vai a lavorare” e, tra le opzioni che mi si proponevano, la scuola di ottica mi sembrava la più veloce. Avrei dovuto diventare un elettricista come mio padre e invece eccomi qua a fare l’optometrista. L’unica cosa in comune tra le due professioni? Probabilmente la luce: una passa tra i fili, l’altra tra gli assoni delle cellule retiniche.

Ci racconterebbe il suo curriculum studiorum?
Ho iniziato il triennio di ottico a Busto Arsizio al Calvi poi, senza quasi rendermene conto, ho raggiunto la maturità in ottica, trampolino per frequentare il corso di Optometria a Milano in Via Soderini, tappa fondamentale della mia vita.
Mi sono appassionato alla materia, e, nel 1994, ho raggiunto il mio terzo obiettivo scolastico.
Per qualche anno mi sono cullato in una vita più classica, lavoro-casa-amici-lavoro, fino a quando la volontà e il desiderio di crescita professionale mi hanno spinto a frequentare nuovi corsi e mi sono ritrovato tra gli alunni del primo master di optometria in Italia. Le relazioni professionali con altri colleghi si sono via via allargate e mi hanno portato a frequentare la serie di corsi tenuti dal famoso optometrista americano Bob Sanet che mi hanno permesso di affrontare il “visual training” e di recepire una serie di ulteriori stimoli per perfezionare le mie capacità professionali.

C’è qualche personaggio che ha influito sul suo percorso di studi?
Sì, il Professor Paolo Tacconella, uno dei migliori optometristi italiani e allora insegnante di optometria all’università a Torino. È grazie a lui se ho deciso di intraprendere l’ultimo cammino scolastico, iscrivendomi a 36 anni alla facoltà di psicologia. È stato un percorso molto bello e ho affrontato gli esami con molto entusiasmo.

Ha trovato il modo di utilizzare la laurea in psicologia in negozio?
Le informazioni che ho raccolto in questo percorso mi aiutano nella relazione con i miei colleghi; la psicologia mi stimola a capire il loro punto di vista e ad essere più “causativo”.
Anche la comunicazione esterna nel nostro negozio è cambiata: è aumentata l’attenzione all’empatia, e, in generale, ai clienti.
Un atro campo in cui mi serve moltissimo è con i bambini: in collaborazione con altri specialisti quali logopedisti, neuropsichiatri infantili…, cerco di aiutare i piccoli con difficoltà di apprendimento; ovviamente tratto solo l’aspetto visivo ed è un lavoro di équipe. Credo sia importante per il benessere dei bambini affetti da questi problematiche che ci sia un’interazione continua tra specialisti.

A 21 anni apre il suo negozio. Una decisione molto importante per un ragazzo così giovane…
Ho iniziato a lavorare durante il triennio e, quindi, a 21 avevo già qualche anno di esperienza alle spalle. Per una serie di casualità, ho gestito per un anno con successo un negozio di ottica e, grazie al supporto dei miei genitori, ho aperto il mio punto vendita a Ghirla, in provincia di Varese.

Com’è strutturato il suo punto vendita?
Attualmente lavoriamo in quattro su una superficie di 160 mq divisa in uno studio optometrico, uno per la contattologia, una zona per la centratura dell’occhiale e tre postazioni di vendita. Da poco ci siamo trasferiti a Marchirolo, sempre in provincia di Varese. L’esigenza base è stato l’aumento del fatturato e, di conseguenza, del flusso della clientela. Da anni desideravo uno spazio dove i nostri clienti potessero sentirsi al centro dell’attenzione, desideravo un’esposizione dove l’occhiale trovasse la sua giusta dimensione, desideravo uno studio optometrico comodo, dove poter rispettare i famosi 6 mt di proiezione. Così, passo dopo passo, ho avuto la fortuna e l’organizzazione per progettare il mio nuovo negozio con l’aiuto dell’ing. Alberto Perdomi, seguendo le indicazioni e gli appunti raccolti in vent’anni di lavoro.

Qual è la sua opinione rispetto agli occhiali di design?
Ci permettono di offrire prodotti alternativi rispetto a quelli che chiamo di “allineamento”, differenziandoci anche nella tipologia del tipo di montature proposte.

Qual è secondo lei attualmente il brand più innovativo?
Non li conosco tutti ma sicuramente ho trovato Pugnale & Nyleve molto interessante per le linee e per come ha utilizzato il materiale…

Dove seleziona i suoi occhiali?
Due volte l’anno, insieme alle mie collaboratrici, vado a Mido e Silmo. Una delle mie collaboratrici si occupa di analizzare le tendenze della moda e i suoi risultati abbinati alle nostre esigenze sono le linee guida per la selezione dei brand.

Si è appena concluso Mido: cosa ne pensa di questa edizione?
C’è stata una grossa differenza a livello comunicativo rispetto agli anni passati perché sono stati capaci di invogliarci maggiormente ad andare in fiera. Mi è piaciuto molto la parte del Lab. In più, il nuovo lay-out ha reso la visita più fruibile grazie sia allo spostamento ai primi padiglioni sia alla maggiore coerenza espositiva.

Ha visto qualche novità interessante?
Siamo andati già con le idee chiare, abbiamo fatto un planning e abbiamo visitato le aziende che avevamo selezionato in base alla ricerca. Ovviamente c’erano anche delle novità ma è nostra abitudine presentarci con un “piano di battaglia”, altrimenti la visita diventa dispersiva e poco utile.

Come trascorre il suo tempo libero?
Nel 1999 ho iniziato ad appassionarmi del running e dopo tre/quattro anni ho iniziato a praticarlo in maniera più seria. All’inizio l’ho fatto per essere un po’ più in forma, poi ho fatto qualche mezza maratona.

Con chi corre?
Da solo o qualche volta con amici.

Dove si allena?
Abbiamo magnifiche piste ciclabili in zona.

Quali sono le affinità tra la corsa e l’ottica (ammesso che ce ne siano)?
La corsa è un’attività che richiede costanza, conoscenza del proprio corpo, ti permette di raggiungere non solo il traguardo di qualche gara ma anche momenti dove puoi riflettere.
Probabilmente molte decisioni importanti le ho prese proprio dopo una lunga corsa. La preparazione ad una gara mi ha insegnato la programmazione, scrivere un obiettivo, sapere come raggiungerlo, come monitorarlo, come migliorare le proprie performance raccogliendo e osservando i dati raccolti. Tutte competenze che poi ho trasferito anche sul lavoro.