Qual è il tuo obiettivo?
“Uno dei motivi più frequenti per cui la gente non ottiene ciò che vuole è che non sa ciò che vuole”.
Questa è una frase scritta da un grande formatore americano, Wayne Dyer, nel suo libro “Le vostre zone erronee”, di cui vi consiglio la lettura.
Quando per la prima volta ho letto questa citazione, ho pensato che fosse una baggianata enorme. Poi, lentamente, mi sono convinto del contrario. Oggi, sono decisamente convinto che Dyer avesse ragione.
Eppure, se ci pensate, è assurdo: com’è possibile non sapere ciò che si vuole? In effetti, la realtà è un po’ più complessa. Se chiedete a un negoziante qualsiasi qual sia il suo obiettivo, potete ottenere decine di risposte diverse, a seconda della persona, della sua cultura, della sua situazione economica o mentale, della zona geografica o del settore in cui opera. Prendiamo la più scontata delle sue risposte: “Vorrei fatturare un po’ di più, ridurre le spese e portare a casa quest’anno un utile più grande.” Possiamo non condividere il suo proposito? Certo che no.
Ma attenzione: non è un obiettivo il suo. È un’aspirazione giusta, formulata male e senza alcuna programmazione. Riflettiamo: cosa significa “fatturare un po’ di più”? Un “po’ di più” quanto?
La domanda è: quante migliaia di euro vuoi fatturare di più rispetto all’anno scorso? In che trimestre? In quale stagione? 30.000 e in più? bene, su 11 mesi di lavoro effettivo, sono circa 2.730 e al mese in più ovvero circa 105 e al giorno (su base 26 giorni lavorativi). Questo è un obiettivo! Tutto il resto sono parole inutili. E dopo l’obiettivo, bisogna chiedersi: per ottenere questo preciso obiettivo, cosa devo fare? E la risposta “mi devo impegnare di più” non serve! Cosa esattamente devo fare domattina alle 9 per fatturare 105 e in più entro le 19? Devo inventarmi un cartello stampato all’esterno del negozio? Devo fare un’offerta estiva?
Devo inventarmi una pubblicità sulla tv locale o una campagna su Facebook? E via così. Com vedete, avere un obiettivo è difficile. Avere un’aspirazione generica è facilissimo. Tutti vogliamo essere più ricchi, più sani, più belli.
Provate ora a organizzare una riunione con i vostri collaboratori. Senza anticipare loro nulla, chiedete a bruciapelo: qual è il tuo obiettivo? Scoprirete che 9 persone su 10 non hanno in mente un obiettivo preciso. Hanno un’aspirazione. Ma la vita ci insegna che con le aspirazioni non si va da nessuna parte.
Con gli obiettivi, per lo meno, si viene a conoscenza della direzione giusta. Poi, ottenere il nostro “goal” implica anche mille altri sforzi.
Se traduciamo questa lezione di vita in prassi quotidiana, ci rendiamo conto che ogni qualvolta abbiamo raggiunto un obiettivo, grosso o piccolo che fosse, lo avevamo bene in mente in precedenza.
Lo avevamo studiato, temuto, previsto e poi programmato.
Soprattutto visto nella nostra mente mille volte. Questo significa avere una direzione: impostare, cioè, una strategia precisa per raggiungere l’obiettivo che ci siamo posti.
Attenzione, però: a costo di citare l’ormai inflazionato Oscar Wilde (“solo gli imbecilli non cambiano mai idea”, frase che alcuni attribuiscono al poeta James Russel Lowell), mi preme sottolineare che avere una direzione non significa non cambiarla mai. Viviamo in un mondo troppo veloce e instabile perché si possa avere il lusso di mantenere lo stesso obiettivo dall’inizio alla fine.
Anzi, in questo ravviso una delle chiavi del successo di alcuni uomini rispetto ad altri. Sono stati in grado di reagire a un imprevisto o a un problema più velocemente degli altri e lo hanno fatto riprogrammando la propria direzione, in vista del medesimo obiettivo.
Credetemi, succede anche a me, ogni volta che metto in pratica questa semplice tecnica, il risultato che ottengo è superiore alle mie aspettative. Sarà un caso? Può essere. O forse no.
Comunichiamo Amici, non è mai abbastanza!