Riflessioni di stile

 

Calato il sipario sulla kermesse più importante del mondo eyewear è tempo di bilanci.

Senza dubbio MIDO è stata una fiera che ha sancito il ritorno degli abbracci e dei sorrisi, di incontri e di assenze, della chiusura di alcuni cicli e dell’inizio di nuovi. Ma cosa abbiamo trovato in questi giorni frenetici di fiera, in un’altalena di emozioni, di scoppiettanti novità e rassicuranti staticità?

Senza dubbio abbiamo trovato colore, colore, colore. Il colore come linguaggio visivo, emozionale e culturale. Tinte piene e dai toni delicati dove la fanno da padrone i colori pastello, dalle infinite gradazioni del rosa, la nuova nuance in un mondo privo di confini di genere, il giallo portatore di allegria e di ottimismo, i colori floreali del lilla e del verde salvia simbolo di delicatezza e rinascita.

Abbiamo trovato soprattutto nuovi toni nelle trasparenze, riscoperte in infinte nuance che rendono il trend colore appetibile anche alle persone più restie o titubanti. I colori della montatura si fondono con l’incarnato rendendo unico l’effetto finale sul volto di chi le indossa. Cristalli pink, boreali, paglierini, opalini oggi affiancano il vecchio intramontabile “cristal” per esaltare la luminosità e l’espressione del volto, convogliando l’attenzione allo sguardo. Leggendo tra le righe della kermesse più attesa del mondo dell’ottica internazionale, visitata la fiera, credo si possano trovare validi motivi per fare anche altre riflessioni. Penso che sia una necessità comune tornare alla verità delle cose, con la comunicazione e soprattutto con il prodotto. Tutto deve essere credibile e coerente: comunicazione, prodotto, testimonial e packaging, allineato alla credibilità del marchio. Basta agli effetti speciali! Come non crediamo più alle immagini delle torte ben fatte se siamo consapevoli di quali siano le nostre capacità in pasticceria e osiamo in un nostro impiattamento, così non ci interessa più apparire con il nome altisonante di un brand se non rappresenta la nostra identità e i nostri valori e cercando uno stile personale.

Evitiamo la banalità: non soffermiamoci nel dire che un prodotto è Made in Italy, sapendo benissimo che il termine, oramai bistrattato, ha perso il suo originario appeal. Cerchiamo e difendiamo la verità assumendoci le nostre responsabilità, sostenendo con tutte le forze l’autentico Made in Italy.

Scopriamo il senso creativo del prodotto e lasciamoci coinvolgere per elevarci a un nuovo livello artistico, meno tangibile ma non per questo meno importante. Non osanniamo i brand vuoti, poveri di innovazione o di identità o che esistono solo perché sono veicolati da una storia, senza dubbio importante ma oramai passata. La nuova identità della moda è a mio parere culturale, figlia di un tempo in cui la vera sostenibilità non è data dall’utilizzo di materiali innovativi ma dal giusto acquisto e uso di quelli utilizzati. Credo che mai come oggi siano di monito le parole di Vivienne Westwood: “compra meno scegli meglio e fai durare più a lungo ciò che compri. Punta sulla qualità e non sulla quantità”.

A queste parole si rifanno oggi molti brand del settore facendo del design e della artigianalità la propria bandiera. Credo fortemente che la vera ricerca sia una soltanto, la più difficile in assoluto: scoprire il perché. Capire perché noi frequentiamo MIDO è un buon inizio, meglio ancora sarebbe sapere perché noi ottici abbiamo deciso di fare questo lavoro. Ma, soprattutto, dovremo scoprire o ricordarci perché lo continuiamo a fare. Dal nostro perché possiamo ricercare e trovare le aziende partner che, anche se al nostro fianco per breve tempo, ci affiancheranno nel percorrere la strada che abbiamo scelto. Dobbiamo essere consapevoli da dove partiamo. Poi poniamoci una meta da raggiungere, prepariamo i bagagli, ma soprattutto godiamoci il viaggio.

Arianna Foscarini

Foto: MIDO 2023