Spazio 76 – Tommaso De Simone – Un percorso culturale

di Paola Ferrario

Il mercato degli occhiali d’avanguardia è sovraffollato? Stanno nascendo ancora progetti che possono realmente definirsi “di design”?
Lo abbiamo chiesto a Tommaso De Simone, che da anni si occupa di distribuzione di questo tipo di marchi.

Circa otto anni fa Tommaso de Simone crea a Milano Spazio 76, una showroom dedicata ad alcuni marchi d’avanguardia. La scelta della definizione “spazio” non è casuale, ma legata ad una concezione del mercato concentrata nella ricerca di brand all’avanguardia. Tommaso applica la stessa cura applicata nell’individuazione di progetti dai contenuti eclettici ed innovativi alla distribuzione, che si concentra a tracciare e costruire un nuovo percorso culturale nel settore dell’occhialeria.

Perché hai scelto di entrate nel settore dell’occhiale?
Mi sono inserito in questa industria otto anni fa e ho creato Spazio 76, la mia società di distribuzione di occhiali d’avanguardia.
Mi è sempre piaciuto l’oggetto-occhiale ed è stata la mia passione nel cercare oggetti originali a spingermi verso questo business. Ho trovato una nicchia interessante in cui poter lavorare… e da lì è partito tutto.

Come è cambiato il mondo degli occhiali d’avanguardia?
Molto, soprattutto perché, con il passare del tempo, si sono inseriti diversi nuovi player. Sono nati e spariti tantissimi marchi.
È diventato un mercato sovraffollato. Anni fa nascevano marchi legati ad un designer specifico o a un materiale, poi la situazione è “degenerata”…
Il mercato è saturo e ciò ha creato difficoltà anche agli ottici che si sono trovati di fronte ad una scelta molto ampia e dispersiva.

La vendita degli occhiali d’avanguardia sta soffrendo, perché?
Il concetto è lo stesso: c’è troppa scelta e confonde gli ottici. Dall’altro lato, le grandi griffe stanno cercando di combattere il terreno degli occhiali di design creando occhiali meno banali e… ci stanno riuscendo!
Dobbiamo considerare che hanno un potere economico ed una forza contrattuale impossibile da contrastare.
Poi, ci sono condizioni socio economiche che ha portato la gente a comperare meno.
Infine, molti si sono ritrovati occhiali in magazzino collezioni di marchi che non esistono più e, di conseguenza, hanno perso anche la preziosa assistenza del servizio post-vendita. Questo fatto ha generato anche sfiducia.

Cosa potrebbe fare l’ottico in più per creare cultura verso gli occhiali di design?
Bisognerebbe cercare di differenziare l’offerta con un giusto mix tra i brand e gli indipendenti.
L’ottico dovrebbe imparare a vendere il lavoro aggiunto dei marchi indipendenti raccontando la storia e le caratteristiche tecniche ed estetiche dell’occhiale.
La chiave, a mio parere, è sempre vendere qualcosa che piace, quindi anche l’ottico deve appassionarsi ed innamorarsi di ciò che vende.

A livello geografico dove vengono più apprezzati questo tipo di occhiali?
Il design estremo è molto amato in Puglia. Ciò mi ha molto stupido. Ovviamente i numeri più importanti a livello di vendite vengono registrati nel Nord Italia.

Secondo te perché?
C’è molta sensibilità alla moda. C’è anche un discorso culturale che ha portato il Sud a scegliere di vestire in maniera originale.

Ci sono progetti validi che stanno nascendo?
Sì, devo purtroppo dire che molti anche quelli di nati e poi scomparsi erano validi.
Il problema è che è difficile inserirsi in un mercato così competitivo. Al DaTE della scorsa stagione ho visto progetti interessanti. Attualmente in Asia, in particolare in Corea e in Cina, stanno nascendo brand molto interessanti.

Le manifestazioni come il DaTE fanno bene al mercato?
Sì, il DaTE è nato con la filosofia giusta e forse ha creato troppe aspettative ma è un evento che fa bene al settore. Il mercato italiano necessita di due stagioni e quindi anche di due fiere, il Mido e il DaTE.
Sulla nicchia ha molto senso.

Cosa cambieresti del mercato di occhiali di design?
Bisognerebbe fare una selezione tra quello che è realmente indipendente e quello che si dichiara tale e non lo è.

Quali sono invece gli elementi positivi?
Sono tanti, per fortuna! La qualità, la differenziazione… I nostri clienti ottici vogliono tuttora, in un momento non roseo per le vendite, prodotti diversi!