Esame refrattivo soggettivo a distanza: procedura indispensabile o sostituibile dall’analisi aberrometrica?
ABSTRACT
Introduzione: nonostante non sia ancora capillarmente diffuso tra gli optometristi, l’esame aberrometrico rappresenta un deciso passo in avanti in grado di agevolare la prescrizione del miglior ausilio visivo per il nostro paziente. Utilizzata anche dagli oftalmologi come “guida” per le operazioni di chirurgia refrattiva, l’aberrometria diventa un comodo strumento sia per l’esame visivo sia per le applicazioni di lenti a contatto, in grado di mostrarci la qualità della visione dell’occhio esaminato in modo molto più preciso rispetto al classico “sfera, cilindro ed asse”. In questo articolo si è voluta valutare la congruenza tra una refrazione basata esclusivamente sulla valutazione oggettiva del fronte d’onda (Wavefront Refraction, WR) ed una refrazione oggettivo-soggettiva secondo una comune procedura.
Metodi: sono stati esaminati 44 occhi di 22 pazienti di età compresa tra i 20 ed i 25 anni. I soggetti sono tutti studenti dell’Università degli Studi di Padova. Non è stata effettuata selezione alcuna per la partecipazione. I soggetti sono stati dapprima sottoposti ad esame aberrometrico tramite Zeiss i.Profiler® ed infine ad un esame refrattivo soggettivo a distanza; le analisi sono state svolte da un singolo operatore secondo la procedura a “cieco semplice”, tale per cui ai soggetti non era evidenziato il tipo di correzione. Le due correzioni sono state poi confrontate anche con l’eventuale correzione abituale. Sono stati raccolti dati di Acuità Visiva (AV) e di Sensibilità al Contrasto (SC) per ognuna delle tre correzioni. È stato infine chiesto ad ogni soggetto di stimare in una scala decimale da 1 a 10 il comfort delle correzioni proposte: le due trovate in sede sono state fatte portare (con occhiale di prova) per 5’ mentre per la correzione abituale è stato fatto riferimento all’esperienza del paziente stesso…