L’esatto contrario. Zeiss – Roberto Padovani

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“A differenza degli altri designer e progettisti, non siamo partiti dalla montatura ma dalla lente e siamo riusciti a creare una maschera con un campo di visione decisamente più ampio rispetto ai modelli presenti sul mercato.”

ROBERTO PADOVANI, Strategic Innovation & Product R&D Manager di ZEISS, racconta a PLATFORM OPTIC l’esegesi della collezione di maschere da sci a marchio Zeiss di cui ha seguito il progetto, dal design alla creazione della lente.

DOVE E QUANDO NASCE L’IDEA DI CREARE MASCHERE DA SCI?
È partita nel 2008 quando stavamo valutando nuove possibili soluzioni per ampliare il nostro business e dare più visibilità al marchio Zeiss, avvicinandolo ad una clientela più giovane.
Nel 2009 abbiamo iniziato a fornire ai nostri clienti anche le lenti per le maschere da sci e due anni dopo sono nate le nostre maschere. Questa ambivalenza ci ha permesso di comprendere meglio le necessità dei clienti business a cui vendiamo solo le lenti.

QUALI SONO I VOSTRI PUNTI DI FORZA RISPETTO AGLI ALTRI COMPETITORS?
Paradossalmente il nostro punto di forza è stato quello di non essere esperti del prodotto finito.
A differenza degli altri designer e progettisti, non siamo partiti dalla montatura ma dalla lente e siamo riusciti a creare una maschera con un campo di visione decisamente più ampio rispetto ai modelli presenti sul mercato. Spesso infatti le maschere hanno l’“effetto tunnel”, cioè interferiscono con la vista lateralmente e non ti offrono una visione completa anche ai lati, noi siamo abbiamo superato questo problema.

LE VOSTRE MASCHERE UTILIZZANO LA TECNOLOGIA SONAR: CI SPIEGHEREBBE I SUOI VANTAGGI?
L’obiettivo di questa tecnologia è vedere meglio in condizioni di scarsa visibilità o luce piatta (al tramonto, quando è tutto nuvolo…) riuscendo ad evidenziare le diversità dei toni del bianco e della neve. In pratica, a livello tecnico siamo andati a vedere qual è lo spettro del colore della neve – che è blu, non bianco come si crede erroneamente – e, parallelamente, abbiamo analizzato come l’occhio umano percepisca e analizzi i colori.
L’occhio tendenzialmente ha difficoltà ad avere una messa a fuoco dell’immagine quando c’è tanta luce blu e quindi sulla neve, dove c’è tanta luce, fa fatica a distinguere la conformità della pista, facendo sembrare tutto piatto.
Analizzando ulteriormente come l’occhio percepisca i colori, abbiamo visto che nella visione cinematica ha bisogno di una determinata quantità di luce blu per misurare le visione laterale. Quindi, alla fine ci siamo trovati di fronte a un dilemma: avere la luce blu per garantire la visione cinematica e quello di ridurla per avere la visione laterale. Siamo andati a vedere qual è l’effettivo colore percepito dagli occhi quando la neve è in una zona di luce (quindi la parte superiore di una cunetta), rispetto al colore percepito dagli occhi in una zona di ombra (quando c’è una buca) e abbiamo scoperto che le differenze dei due spettri luminosi sono nella zona della luce blu, nella prima porzione dello spettro visibile. Abbiamo quindi studiato la curva spettrale della lente Sonar in modo da consentire il passaggio della luce blu nella zona in cui non interferisce con la nitidezza della visione, mentre l’abbiamo ridotta fino ad azzerarla nelle altre zone dove comporta un problema di nitidezza di visione.

PERCHÉ TUTTO CIÒ?
Perché l’occhio umano ha tre recettori del colore: blu, rosso e verde. Il ricettore del blu viene attivato dalle lunghezze d’onda più corte, mentre il rosso e il verde lavorano intorno ai 410 nm. Se facciamo passare della luce blu intorno ai 420/430 nm stimoliamo anche il verde e il rosso e non riusciamo a mettere a fuoco. Invece, se facciamo passare solo la luce blu tra i 380 e i 410 nm, lavora solo il ricettore blu e riusciamo a risolvere il problema perché facciamo leggere all’occhio una porzione di luce blu che non interferisce con la nitidezza di visione ma che ci consente di distinguere meglio la conformità della pista e di una avere una migliore visione cinematica.

COME SI ARTICOLA LA COLLEZIONE?
Dato che abbiamo creato queste maschere partendo dalla lente, abbiamo studiato un sistema che rendesse molto semplice la loro intercambiabilità: ci sono condizioni di luce in cui la Sonar è più adatta, mentre altre condizioni in cui è possibile montare una lente specchiata, che è più accattivante dal punto di vista estetico. Quindi abbiamo suddiviso la collezione in tre segmenti: Duo – i modelli vengono presentati con una lente di ricambio inclusa nel pacchetto di vendita, ideale per condizioni di visibilità più critiche, Mono – dove viene presentata con un’unica lente total black o total white e Combo – dove, oltre ad offrire la lente di ricambio come i modelli Duo, si gioca sull’estetica dalla maschera e forniamo un elastico di ricambio insieme a Chele, uno spoiler in tinta con la lente.

SONO GIÀ IN VENDITA?
Assolutamente sì e li potrete vedere anche a Mido.